Lo Champagne è pura magia. Parola di Stefano Della Porta

L’amministratore delegato della blasonata Laurent-Perrier: "I primi assaggi mi hanno cambiato la vita. Ora la sfida del settore è quella di approcciare in modo corretto le giovani generazioni".

L’amministratore delegato della blasonata Laurent-Perrier: "I primi assaggi mi hanno cambiato la vita. Ora la sfida del settore è quella di approcciare in modo corretto le giovani generazioni".

L’amministratore delegato della blasonata Laurent-Perrier: "I primi assaggi mi hanno cambiato la vita. Ora la sfida del settore è quella di approcciare in modo corretto le giovani generazioni".

"È un vero privilegio lavorare nel mondo dello Champagne e fare di una passione il proprio mestiere". Sono state le prime parole di Stefano Della Porta, nominato amministratore delegato della filiale italiana della maison Laurent-Perrier dopo 10 anni da direttore commerciale.

Come si è innamorato del mondo degli champagne?

"Non si è trattato di un innamoramento a prima vista, né di un fuoco di paglia, ma di un amore autentico, destinato a durare una vita intera. Prima mi sono innamorato del mondo del vino: ricordo i miei primi assaggi, l’incontro con un Pinot Noir di Borgogna è stato decisivo. Anche il mio primo approccio consapevole con lo Champagne è avvenuto nei miei primi anni di carriera, quando ho lavorato in una delle storiche aziende di importazione, D&C di Bologna. Ho subito compreso che era qualcosa di speciale, quasi magico".

L’andamento del mercato e i numeri di oggi rispetto al pre-Covid. Cosa riserva il futuro?

"Tra la fine del 2021 e tutto il 2022 abbiamo assistito ad un vero e proprio boom, che ha portato a difficoltà nella gestione della disponibilità e a notevoli aumenti dei prezzi in tutta la filiera. Situazione non ideale per Maison come la nostra, di natura familiare. Oggi il mercato si è riassestato su volumi pre-Covid, con vendite poco sotto le 300 milioni di bottiglie (mercato globale), ma con un valore superiore rispetto al 2019. Fare previsioni a lungo termine è complicato, considerando l’incertezza internazionale. Tuttavia rimango ottimista poiché vedo la Champagne sempre più focalizzata sulla qualità, sulla valorizzazione di storia e territorio, e approccio attivo alla sostenibilità, per preservare la natura che ci fornisce i frutti da cui otteniamo i nostri prodotti".

Ci saranno nuove fiammate nella domanda degli champagne o resterà stabile e ci saranno aggiustamenti nel prezzo del prodotto, secondo lei?

"Rispondere non è semplice, posso però affermare che, come in tutti i mercati maturi, ci saranno cicli. La sfida per il mondo del vino, e in particolare per la Champagne, sarà approcciare correttamente le nuove generazioni di consumatori. Sui prezzi, non abbiamo mai assistito ad un calo del valore dell’uva in Champagne; per questo, ritengo sia fondamentale continuare a lavorare per sostenere e valorizzare il nostro prodotto".

Mercato italiano e mercati stranieri. Sentite, come Champagne, la concorrenza delle bollicine italiane?

"Mi occupo del mercato italiano e, anziché parlare di concorrenza, preferirei focalizzarmi sulle sinergie con la produzione di qualità del metodo classico italiano. Sono convinto che la crescita di aziende come Franciacorta, TrentoDoc e Alta Langa abbia avuto un impatto decisivo nel diffondere cultura, conoscenza e curiosità sul vino. Per quanto riguarda i mercati internazionali, la concorrenza è spesso basata su volumi, un ambito in cui la Champagne non è interessata a competere".

Può condividere con noi un suo ricordo indimenticabile legato allo champagne?

"Tra i molti, ricordo le celebrazioni per i 200 anni della nostra Maison nel 2012: presentammo una versione speciale della nostra Cuvér de Prestige Grand Siècle, “Les Réserves”, in formato Jeroboam (3 litri). Un assemblaggio di tre grandi annate millesimate da Laurent-Perrier: 1995, 1993, 1990. Un’apoteosi di aromi, in perfetto equilibrio tra loro...pura magia".