Lisa e Meris, una storia d’amore e di sport

Ventuno anni, 5 sport, una famiglia unita e l’associazione Oltretutto97. Fino ai Mondiali. "Ora tocca alla società fare l’ultimo passo avanti"

"Il momento più bello? Quando lei tocca il muretto, alza lo sguardo e mi cerca sugli spalti, felice". Parola di Meris, madre di Lisa Guerrera, 21 anni, un’atleta paralimpica con sindrome di Down. Due campionesse nelle vita, ciascuna nel proprio ruolo. Lei, Meris, un’eroina quotidiana, con suo marito: "La mia Lisa fa 5 sport – sorride –: sci, basket, karate, atletica e nuoto. Tutti i giorni della settimana, uno o due allenamenti". La sua Lisa, fin da bambina innamorata del movimento, ce la mette tutta ed è stata anche convocata ai Mondiali di Kazan. Peccato che la guerra abbia mandato in frantumi il sogno. Ma è solo questione di tempo. Perché al prossimo appuntamento, Torino 2025, Lisa non vuol mancare. "È un’emozione vedere che loro ci mettono tanto, tanto, tanto entusiasmo e quanto sforzo. Vedere quanto lei e gli altri atleti vogliono raggiungere l’obiettivo per me è la cosa più bella. Un’emozione che auguro di vivere a tante persone, un’emozione pura".

Il viaggio nello sport di Lisa è cominciato a 3 anni, con il colpo di fulmine per lo sci. Da lì, non si è più fermata. "In spiaggia con i racchettoni, corsa e basket, giochi di tutti i tipi". Meris e il marito sempre lì, al suo fianco. "Poi abbiamo conosciuto l’Associazione sportiva Oltretutto97, team di Special Olympics, ed è stata la svolta. Ho visto il cambiamento, l’entusiasmo alle stelle, la voglia di nuotare, gareggiare, al di là del risultato. Ha imparato il rispetto degli altri, la collaborazione nella staffetta, la gioia di arrivare in fondo, di vincere sempre e comunque". Intanto, autostima e autonomia crescevano. Mamma Meris la accompagna ovunque, tra piscine e palestre, "spinta dalla consapevolezza di offrire a mia figlia delle opportunità".

Un segnale importante arriva con lo stemperarsi della pandemia da Covid, quando dopo tanti mesi le famiglie possono tornare sugli spalti in piscina durante le gare. "Che bello, mi mancava il tuo tifo. E mi ha sorriso", racconta emozionata Meris. La 37esima edizione degli Special Olympics, supportati da un colosso come Coca-Cola, ha segnato una nuova svolta dopo la pandemia. Anche se la lunga strada verso una vera inclusione è ancora lunga. "L’interesse delle istituzioni c’è – premette Meris – e la visibilità per questi eventi è cresciuta negli anni, restano i problemi a scuola e nella società. Bisogna farsi capire e far vedere che ci sono anche questi nostri ragazzi, hanno voglia di fare come tutti gli altri, hanno sentimenti e carattere, non è vero che ridono sempre ma - proprio come tutti - hanno momenti buoni e meno buoni. Lo sport per Lisa è importante, consente di fare esperienze, costruire solide amicizie. Ma l’inclusione deve essere completa e purtroppo, finita la scuola, gli altri ragazzi troppo spesso si dimenticano del compagno disabile. Lisa è fortunata, ha anche amiche che escono con lei per un gelato o una pizza. Ma non tutti hanno avuto fortuna. Ecco, la strada dell’inclusione sarà completa solo quando i nostri ragazzi non saranno mai soli, neppure fuori da scuola".

Fabrizio Lucidi