Andrea Mariconti. Atlas Abda. L’arte di andare controcorrente

Luoghi monumentali, ambienti poco conosciuti e spazi all’aperto di Lodi ospitano le sculture e i dipinti dell’artista offrendo punti di vista originali.

Luoghi monumentali, ambienti poco conosciuti e spazi all’aperto di Lodi ospitano le sculture e i dipinti dell’artista offrendo punti di vista originali.

Luoghi monumentali, ambienti poco conosciuti e spazi all’aperto di Lodi ospitano le sculture e i dipinti dell’artista offrendo punti di vista originali.

Atlas Abda è il titolo della mostra personale di Andrea Mariconti (Lodi, 1978), un progetto diffuso, a cura di Alessandro Beltrami e Paolo Torre, promosso da Comune e Provincia di Lodi, con Asst Lodi, Pro Loco, Museo della Stampa e il supporto di Animula Design e Federico Rui Arte Contemporanea, che coinvolgerà luoghi monumentali e ambienti storici poco conosciuti della città.

Una serie di opere dell’artista, sculture e dipinti, tra cui alcuni lavori site specific, animeranno e reinterpreteranno gli ambienti barocchi della Biblioteca Laudense, le sale della collezione anatomica “Paolo Gorini” e dell’Ospedale Maggiore, la chiesa rococò e il coro quattrocentesco di Santa Chiara Nuova, il rinascimentale Chiostro di San Cristoforo mentre lo spazio ipogeo della sala delle colonne dell’ex monastero di San Domenico è riletto attraverso l’immagine e il suono.

Diverse le linee ideali che collegano la rete delle installazioni, a partire dal particolare uso dei materiali, come il bronzo per le sculture e l’esclusivo impiego, tipico del lavoro dell’artista, di elementi naturali, tanto di origine minerale (grafite, rame) quanto vegetale (fitolacca, carbone, cenere, petrolio) come pigmenti pittorici.

"Il nome del fiume Adda, il fiume di Lodi – afferma Andrea Mariconti – deriva dal celtico abda, ossia ‘acqua che scorre impetuosa’. E lo scorrere inarrestabile del tempo è da sempre stato accostato a quello di un fiume. Ma cosa accade se proviamo a risalire, se non ad arginare la corrente? In che modo l’arte può diventare una forma di strumento archeologico capace di fare della città un campo di risonanza della storia e del suo essere contemporanea?".

"All’interno della mostra – spiega il curatore Alessandro Beltrami – si possono rintracciare alcuni temi portanti fondamentali, dal rapporto dell’uomo con il tempo e le sue forme possibili, al fiume come atlante e corpo della città e del territorio. È il senso del nostro rapporto con la storia, non necessariamente remota, chiamato continuamente a rimodellarsi. Non si tratta semplicemente di collocare opere d’arte in luoghi affascinanti e che meritano di essere scoperti, ma di suggerire un nuovo sguardo, nuove interpretazioni di quanto pensavamo fosse conosciuto. È d’altronde questo il compito della pratica archeologica: scavare per riscrivere il presente".

Motore ideale del progetto è infatti un’idea sperimentale di “archeologia sonora”, grazie alle sculture in bronzo a cera persa della serie Naeuma-Antimatter. L’artista porterà queste opere, capaci di risuonare come veri e propri strumenti musicali, in luoghi simbolici del sottosuolo di Lodi, come la Sala delle Colonne dell’ex monastero di San Domenico, facendo vibrare con esse gli spazi: queste performance saranno poi disponibili per l’ascolto attraverso QR code disseminati lungo il percorso espositivo. Inoltre, tutte le cinque sculture di Naeuma-Antimatter saranno protagoniste di una grande performance sabato 10 maggio alle 20, per l’opening della mostra, nel complesso della chiesa di Santa Chiara Nuova, per essere poi ridisseminate nei diversi siti della mostra.

In occasione dell’esposizione verrà realizzata una mappa della mostra firmata e numerata, in tiratura esclusiva.