Il Collegio della Rai girato a Lodi. Il San Francesco affascina l’Italia

Il programma è stato registrato nel mese di luglio. "La troupe non ci ha creato alcun problema". La preside Arrigoni: il nostro metodo educativo però è differente da quello mostrato nel docu-reality.

Il Collegio della Rai girato a Lodi. Il San Francesco affascina l’Italia

Il Collegio San Francesco di Lodi è protagonista, ancora fino a domenica 29 ottobre, delle puntate del programma televisivo “Il Collegio” in onda su Raidue. La scuola, attiva dal 1834 grazie all’impegno dei padri Barnabiti, è stata infatti scelta dalla produzione (la società Banijay Italia) come location della ottava edizione del docu-reality all’interno del quale alcuni adolescenti devono studiare per un mese al fine di conseguire il diploma di licenza media. Le riprese a Lodi si sono svolte dal 4 al 24 luglio con un set blindatissimo, accessibile solo agli addetti ai lavori e per il quale è stato necessario istituire, con un’ordinanza emessa dal Comune, il divieto di transito e di sosta in via San Francesco, lungo il tratto compreso tra via Cavour e piazza Ospitale. "All’interno della scuola – spiega Domenica Arrigoni, preside e coordinatrice didattica del Collegio nella sua totalità (ossia dei plessi di infanzia, primaria, medie e liceo dal 2013 dopo che per diversi anni era già stata insegnante sempre in via San Francesco) – abbiamo riservato uno spazio alla produzione che aveva iniziato a insediarsi dalla fine del mese di giugno. Non è stato uno sforzo organizzativo troppo pesante per noi in quanto in quel periodo le lezioni erano sospese e i nostri studenti non c’erano più. A tenere tutti i rapporti con la produzione comunque è stato padre Stefano Gorla (il quale però poi all’inizio del mese di settembre ha avuto un grave problema di salute, ndr) , il rettore del Collegio San Francesco". "La nostra scuola – prosegue la preside – nasce proprio come “collegio”. Il convitto è rimasto aperto fino a sei anni fa ed era arrivato a ospitare fino a 200 studenti. Siamo stati una realtà esclusivamente maschile fino all’annata 2013-2014 quando c’è stata l’apertura alla componente femminile, una scelta che si è rivelata poi essere una bella esperienza educativa. La decisione di chiudere il convitto non è derivata dal calo della richiesta, ma dal progressivo impegno richiesto da una realtà di quel tipo a cui le nostre forze non sono più state in grado di rispondere adeguatamente. I padri Barnabiti sono ormai diventati una piccola congregazione (sono solo quattro i religiosi attualmente a Lodi e solo uno, il rettore, si occupa della scuola) e tutte le attività devono quindi essere gestite con personale laico". Il San Francesco di Lodi punta molto sul bilinguismo. "Forse siamo gli unici in Italia che inseriamo l’inglese fin dalla prima classe della scuola primaria – aggiunge Domenica Arrigoni – e poi lo portiamo avanti fino al liceo che nel nostro caso è un liceo scientifico con indirizzo giuridico-economico".

Da quando, il 24 settembre scorso è stata trasmessa su Raidue la prima puntata girata a Lodi, è cresciuto l’entusiasmo sia tra gli attuali iscritti alla scuola che tra gli ex alunni, felici di vedere in televisione il chiostro piuttosto che le aule dove anche loro hanno trascorso tanto tempo. "Il nostro metodo educativo – precisa però ancora la preside – è differente da quello rigido che viene mostrato nel docu-reality di Raidue. Da noi si punta su una “crescita integrale”, è proprio il metodo dei Barnabiti. Abbiamo visto che i ragazzi assorbono tanto anche dalle esperienze che fanno, come le uscite didattiche (ad esempio il rafting che abbiamo proposto in Val Sesia). Noi, dopo le 6 ore di lezione giornaliero, diamo la possibilità ai nostri studenti di attivare anche un prolungamento volontario che può comprendere ad esempio studio libero e senza imposizioni, corsi di canoa, spagnolo o teatro o laboratori". Circa sessanta sono coloro (tra insegnanti, educatori, docenti di sostegno e anche psicologi scolastici) che ruotano attorno ai ragazzi del San Francesco di Lodi. "Ci teniamo molto - dice ancora la preside - a dare una impronta educativa nostra, utilizzando anche metodologie didattiche non di moda, ma finalizzate ad ottenere un apprendimento più efficace e duraturo. E crediamo anche molto nella scuola inclusiva e nel “lavoro di squadra”: con me in primis collabora costantemente la vice preside Tina Ghianda”.