Il suo libro, dedicato alla figura di Giuseppe Tallarita vittima innocente di mafia, dall’anno scolastico 2023-2024 è stato adottato come testo in diverse scuole del territorio. Nelle terze medie della “Ada Negri” di Lodi ad esempio. Ma anche in alcune sezioni del liceo artistico “Callisto Piazza” sempre del capoluogo gli studenti hanno letto il testo, sotto la supervisione delle insegnanti. E lo stesso è avvenuto in alcune classi del liceo “Giuseppe Novello” di Codogno. Diversi altri plessi del territorio hanno manifestato interesse e sono pronte ad aggiungersi. Valerio Esposti, l’autore, 50enne nato a Sant’Angelo Lodigiano e residente a Lodi, ne è estremamente soddisfatto e porta avanti, parallelamente e già dal luglio 2023, anche una serie di presentazioni pubbliche. L’ultima è avvenuta a Tavazzano nel mese scorso. Ma in precedenza il libro era stato presentato in molteplici località tra Lombardia e Sicilia (Arese, Butera, Canegrate, Carugate, Cinisello Balsamo, Enna, Garbagnate Milanese, Gela, Lodi, a Milano in Palazzo Sormani, Mulazzano, Novate Milanese, Pandino, Peschiera Borromeo, Riesi, San Donato Milanese, Sant’Angelo Lodigiano, Sesto San Giovanni, Trezzano sul Naviglio, Vermezzo con Zelo, Vizzolo Predabissi, Bertonico). Il volume “Giuseppe Tallarita – Un sogno spezzato” è stato pubblicato nel 2023. Giuseppe Tallarita era un pensionato, ex impiegato al petrolchimico di Gela. Aveva 66 anni e un amore smisurato per la sua famiglia: la moglie, i figli e gli adorati nipoti. Abitava a Butera, un piccolo centro in provincia di Caltanissetta. Fece enormi sacrifici e investì ingenti risorse in un terreno di campagna; al centro del podere dominava una casa che divenne il luogo in cui custodire i momenti e gli affetti più cari. Fu trovato morto il 28 settembre 1990 di fronte alla sua tenuta. Lo uccisero due killer della “Stidda” (dopo Camorra, ‘Ndrangheta, Sacra Corona Unita e Cosa Nostra, viene considerata la “quinta mafia“); il mandante era l’allora pastore che qualche anno prima si vide rifiutare il transito abusivo del gregge, più volte reiterato nel tempo. Quel rifiuto, a distanza di anni, fu pagato con la vita. Un uomo semplice e giusto, ucciso per non aver ceduto alla prepotenza, per aver saputo dire “No!“ alla sopraffazione.
"La genesi del libro – spiega l’autore – è stata tanto casuale quanto propizia. Da ragazzo conoscevo Rosy Tallarita, nipote di Giuseppe: verso la fine del 2019 fu lei a raccontarmi la vicenda di suo nonno. Non indugiai: dopo il nostro colloquio, pensai che valesse decisamente la pena mettere tutto nero su bianco. Inoltre mi ricordai che dopo gli attentati a Falcone e Borsellino mi ero ripromesso di fare, un giorno, qualcosa di concreto contro la mafia, dare il mio contributo personale, mettendoci la faccia". La prefazione del libro è di Moni Ovadia, "amico di lunga data della famiglia Tallarita – spiega Esposti – quando gli chiesi di scrivere la prefazione accettò immediatamente. Ne sono stato molto onorato". "Ho lavorato oltre due anni a questo libro – dice ancora l’autore –. Il lavoro è iniziato in pieno lockdown. Decine le video chiamate per intervistare i parenti; svariati i libri e gli articoli letti, i documenti, le sentenze. Senza dimenticare gli approfondimenti e le ricerche, un’inchiesta sulla Stidda (la c.d. “Quinta Mafia). Determinanti e preziose le testimonianze di Rosy, di suo padre Attilio (il primogenito di Giuseppe), Emilio e Orazio (gli altri due figli), e altri parenti che ho avuto modo di contattare". Nel marzo scorso Esposti e Rosy Tallarita hanno avuto l’opportunità incontrare, nell’aula magna del liceo Gandini, gli studenti che hanno letto il libro. E diversi altri sono stati gli incontri con gli alunni. "Le loro domande più frequenti sono: come si scrive un libro?, hai mai avuto paura?, Il libro è piaciuto in Sicilia? – conclude Esposti –. Dopo le le festività di Natale riprenderemo un nuovo “tour” di eventi e iniziative".