
Sulle colline di San Colombano al Lambro due locali tutti da gustare: tra pasta fresca con ragù di scampi e gamberi e portentose grigliate.
Sorpresa? In un certo senso. Perché, si sa, i luoghi comuni sono duri a morire. E quando pensi a San Colombano al Lambro ti viene istintivo immaginare che da quelle parti si possa fare una sola cosa, per carità nobile: degustare o acquistare uno spumante in versione Charmat o Metodo Classico o un rosso da Croatina, Barbera e Uva Rara in una delle aziende vitivinicole che sulle colline dall’altitudine appena accennata (160-160 metri) che si innalzano nella piatta pianura lodigiana.
Mai accontentarsi dei cliché. Ce se ne rende conto quando il timing e l’appetito segnalano l’urgenza di una pausa gourmet. E allora, pur senza offendere Bacco, diventa opportuno cercare un buon indirizzo. Che c’è. Esattamente lì, tra i filari delle tenute Panizzari e Riccardi: una vecchia villa ottocentesca poi diventata un Circolo di caccia e pesca, infine un locale di nome “La Caplania” dalla dichiarata velleità culinaria. Ad avviare l’attività negli Anni ’40 erano stati Erminio Madè e la moglie Pierina, capostipiti di una famiglia di ristoratori che due generazioni più tardi sta raccogliendo un indubbio gradimento tra i buongustai. Cucina decisamente di donne quella firmata da Elena assieme alla madre Cinzia. Con una dedizione preferenziale per il pesce, opzione non sempre scontata nella Bassa e qui impreziosita con piccoli accenti orientaleggianti, eredità – è la stessa signora Elena a confermarlo – di un illuminante viaggio immersivo in Giappone e nella cultura gastronomica del Sol Levante. Tant’è.
Il cliente che si arrampica (si fa per dire) sulle cima di San Colombano reclama la carta per curiosare e scegliere. E si trova così a decidere tra i gamberi croccanti in pasta kataifi con maionese rosa, le mezze maniche rigate con julienne di calamari e moscardini in rosso e il filetto di rombo chiodato con julienne di carciofi stufati. Anche se il tam tam dei clienti fidelizzati consiglia di non snobbare i tagliolini di pasta fresca con ragù di scampi e gamberi e il baccalà a bassa temperatura con salsa Miso. Senza scordare che alla buona tavola dei Madè hanno diritto di asilo anche preparazioni più tradizionali del Lodigiano come l’ottimo riso Carnaroli con i fiori di zucca e i pistilli di zafferano prodotto dall’azienda agricola “Al Campo” di San Colombano. Davanti a un buon dessert, si trova sempre il modo di fare due chiacchiere con Andrea, fratello di Elena, che presidia l’accoglienza e si rende disponibile a offrire ragguagli su questa bella storia di ristorazione famigliare traghettata verso l’innovazione senza mai scadere negli azzardi della cucina fine dining.
Poco lontano, lungo la statale 234 che corre verso Pavia o Casalpusterlengo, c’è il “Sant’Ambrogio” a reclamare i riflettori. E non a torto, se è vero che perfino l’autorevole guida “Osterie d’Italia” di Slow Food considera questo locale casalingo tra i più reputati della Bassa. Lo aveva aperto Donato Gamba, 38 anni fa, dopo essersi fatto conoscere a Milano come antiquario, innamorato del posto e oggi perennemente piazzato davanti al grosso camino per esibirsi in portentose grigliate (piatto iconico, il rognoncino di vitello) mentre la moglie Ivana Delfanti è impegnata a sfornare impeccabili “tagliatelle Altopascio” e “Anolini di brasato in brodo”. Ogni tanto, Donato si concede ai presenti suonando la chitarra e intonando canzoni popolari con qualche variante. Milano è solo a 50 chilometri. Ma certe sere, vista da qui, sembra lontanissima.