La schiacciatrice “Lolly“ Omoruyi: "Giocavo per divertimento non avrei mai immaginato di diventare una professionista"

Nata a Lodi 21 anni fa, è la seconda di quattro fratelli. I primi palleggi all’oratorio del Sant’Alberto "Mi sono avvicinata a questo sport seguendo mia sorella più grande di un anno. Era un bel passatempo".

La schiacciatrice “Lolly“ Omoruyi: "Giocavo per divertimento non avrei mai immaginato di diventare una professionista"

La scorsa estate, con le sue apparizioni con la maglia della Nazionale durante il campionato Europeo di pallavolo (in cui l’Italia ha chiuso al quarto posto dopo essere stata sconfitta per 3-2 in semifinale contro la Turchia che ha poi trionfato) ha iniziato a farsi conoscere al grande pubblico calcando, allo stesso tempo, i suoi primi grandi palcoscenici internazionali. E non ha per nulla sfigurato. La lodigiana Loveth Omoruyi, 21 anni, schiacciatrice alta 184 centimetri, ha già fatto vedere di che pasta è fatta, ma non si vuole assolutamente fermare qui. Origini nigeriane, i suoi genitori più di venti anni fa, dall’Inghilterra sono arrivati a Lodi e tuttora fanno la spola tra il Paese anglosassone e l’Italia. “Lolly” Omoruyi è la secondogenita di quattro fratelli: ha una sorella di 22 anni e poi due fratelli, uno di 19 anni e uno di 11 anni. Nella sua famiglia lo sport ha sempre avuto importanza: mamma e papà, da giovani, facevano rispettivamente atletica leggera e calcio. Anche il fratellino più piccolo, adesso, gioca a calcio in Inghilterra.

Loveth, come si è avvicinata alla pallavolo?

"Ci giocava mia sorella, che è di un anno più grande di me e io l’ho seguita. Ho iniziato a giocare a Lodi, vicino a casa, all’oratorio Sant’Alberto. Ho iniziato quando avevo sei anni e nella squadra del Sant’Alberto sono rimasta fino a 13 anni".

Le è piaciuto subito questo sport?

"Sì, mi piaceva. Mi divertivo. Era un bel passatempo per me quando finivo la scuola. Giocavo con le mie compagne e a quei tempi non avrei mai immaginato che la pallavolo sarebbe diventata poi la mia professione. Non era un sogno che nutrivo da bambina. Da piccola facevo anche atletica leggera, sempre a Lodi vicino a casa. Mi cimentavo un po’ con tutte le discipline. Poi però, a un certo punto, ho dovuto fare una scelta e ho preferito il volley".

Si ricorda i suoi primissimi allenatori?

"Mi ricordo di Letizia".

Poi cos’è successo?

"Negli anni successivi avevo iniziato a diventare più forte e poi a 14 anni mi sono trasferita a Milano".

“Lolly” Omoruyi ha così iniziato a militare nella Pro Patria Milano, nella stagione 2016-2017. Quindi tre anni consecutivi nelle fila del Club Italia a Roma, due vestendo la divisa dell’Imoco Conegliano e nel 2022-2023 la stagione con la Uyba Busto Arsizio conclusa con l’ottavo posto in regulars e l’eliminazione nei quarti di finale dei playoff per mano dell’Imoco. Nell’estate scorsa il nuovo trasferimento a Chieri. Perchè questa ultima scelta?

"Chieri è una squadra che l’anno scorso aveva fatto molto bene (aveva finito la regula season al quarto posto e poi perso ai quarti di finale dei playoff contro la Igor Novara, ndr) e siccome il mio obiettivo è quello di alzare sempre l’asticella mi è sembrata la scelta più adeguata per la crescita della mia carriera".

Come si sta trovando in questi primi mesi?

"Bene. Purtroppo a causa dell’infortunio alla caviglia che mi sono procurata ad inizio ottobre in amichevole contro Pinerolo sono dovuta stare ferma tanti giorni all’inizio della stagione ufficiale e ho avuto poche opportunità anche solo di allenarmi con tutte le compagne".

Dispiaciuta di avere lasciato Busto Arsizio, dove in panchina è arrivato Julio Velasco?

"Io ho scelto di trasferirmi a Chieri perchè a Busto Arsizio c’era un progetto diverso da quello che io volevo. Quando ho preso la mia decisione non si sapeva ancora che il nuovo allenatore della Uyba sarebbe stato il tecnico argentino. Velasco è un grande allenatore, ha conquistato tanti successi nella sua carriera. Io sono comunque molto contenta della mia scelta, ho 20 anni e preferisco essere circondata da ragazze che hanno più esperienza di me e da cui posso apprendere molto".

Velasco, tra l’altro lo potrebbe ritrovare come allenatore della Nazionale italiana visto che è stato scelto dopo il divorzio della Federazione con il tecnico marchigiano Davide Mazzanti. A proposito di Nazionale, come giudica la sua scorsa primavera-estate in azzurro da “debuttante”?

"Ne sono stata felice. È stata un’ottima esperienza. All’inizio, soprattutto durante la prima parte della Volley Nations League (il torneo che si è svolto dal 30 maggio al 16 luglio con sedici rappresentative e che è stato vinto per la prima volta dalla Turchia, ndr) ho giocato molto. Poi quando sono arrivate le partite più difficili ho trovato meno spazio, ma è stato giusto così".

Quali sono le compagne di Nazionale con cui si è trovata meglio?

"Mi sono trovata bene con tutte. Molte di loro le conoscevo già, prima di questa esperienza insieme in maglia azzurra".

Torna a Lodi?

"Sì ci torno, ma solo ogni tanto. Solamente quando abbiamo un po’ di giorni liberi. Ultimanente non mi accade però molto di frequente".

Quali sono i luoghi di Lodi a lei più cari, a cui è più affezionata?

"Sono l’oratorio Sant’Alberto dove ho iniziato a giocare e poi la mia scuola, la don Milani. Quando ero a Lodi ero ancora molto piccola, avevo solo 13 anni e oltre alla scuola e alla pallavolo non frequentavo altri luoghi".

Come ama trascorrere il tempo libero?

"Studio Ingegneria gestionale on line. E poi esco con le amiche e compagne di squadra".

Non gioca a beach volley?

"No, d’estate quando la stagione è finita e non ho impegni con le Nazionali, preferisco staccare la spina".