
Franco Bergamaschi racconta come L'Erbolario, nato a Lodi, sia diventato un marchio di successo internazionale nella cosmesi naturale.
Evocatore di antiche naturali virtù, “L’Erbolario” spunta nel 1978. Ma perché proprio a Lodi può spiegarlo solo il prode fondatore, che rigoglioso lo ha fatto fiorire a successi internazionali.
Dottor Franco Bergamaschi, è il Lodigiano terra specialmente virtuosa per propria fertilità o grande esperienza (in senso leopardiano) degli zappatori?
"Terra è il Lodigiano dove all’Adda hanno attinto duemil’anni forse di gente mia campagnola e mio padre e mia madre…"
Proprio una bella citazione poetica!
"Poetica “vigliaccata”, mi scusi, scambiare il Serchio di Ungaretti con il nostro fiume. Per dire, comunque, che nel Lodigiano stanno saldissime le nostre radici".
Ben irrigate.
"I monaci Benedettini, con badile e carriola e olio di gomito bonificatori delle paludi, intorno al Mille scavarono anche le tre rogge che continuano a fornire l’acqua da noi utilizzata. Diramazione dell’Adda, il canale della Muzza, uno dei più antichi d’Europa, conta ormai 800 anni. E l’attuale Congregazione di Muzza tutela ancora diritti e regolamenta gestione e manutenzione da tempo immemorabile".
Non dimentichiamo i fattori genetici. Era suo padre Gino ecologista ante litteram?
"Anche la prozia Matilde dovremmo ricordare... Ma chi andava da Lodi a Milano, tutti i giorni, a fare il grafico, era papà pendolare. Mai avrebbe lasciato il suo frutteto e apiario e serra da lui stesso riscaldata. Era lui con la pappa reale e magiche pozioni, “Il sapone preferito dalle Dame” o “L’Acqua della Regina d’Ungheria”, a incantare me e mia sorella bambini".
Così la cosmesi incominciava a prospettarsi come una favola. Ma severi studi i genitori le fecero intraprendere, prima il liceo classico...
"Sì, a Lodi, nell’edificio dove frequentava il liceo scientifico Daniela Villa, la mia futura moglie. Io diciannovenne e lei sedicenne: ci siamo conosciuti e innamorati".
Una coppia anomala.
"Non per discoteche andavamo in giro, ma per boschi, colline, campagne, trascinati dalla comune passione per l’erboristeria".
Fino a buttare la laurea alle ortiche?
"Utili studi sociologici, per la verità, ho approfondito per conseguire la laurea in Scienze Politiche, che non ho del tutto buttato alle ortiche".
A proposito, sono le specie lodigiane dell’Urtica dioica più raccomandabili?
"Per me hanno un fascino particolarissimo. Papà Gino ne ricavava lozione, succo, shampoo... Tenerissime, sulle nostra tavola, in vellutate o ripieni per tortelli".
Ci sta raccontando un romanzo o una favola?
"Una storia d’amore. Io non ho mai lavorato un giorno. Un divertimento, l’attività che ho svolto. Incominciando ad aprire a Lodi con Daniela, biologa, una bottega di 20 metri quadrati (con alle spalle un ex concessionario della Lambretta). Attrezzata a laboratorio. Inquadrandoci come erboristeria artigiana, avevamo l’obbligo di produrre il 70% dei prodotti. Il nostro sogno. Sempre, ribadisco, bisogna seguire i propri sogni".
Della coppia, lei è il filosofo?
"Il nullologo".
Spieghiamo meglio, dalle discipline sociologiche cosa ha appreso?
"Che puoi anche fare il prodotto più buono del mondo, ma devi venderlo. Altrimenti il mercato decreta la fine del tuo sogno".
Voi dunque avete saputo interpretare i gusti dei clienti?
"La prego, non parliamo di “clienti”! Le signore e signorine che ci apprezzano hanno percepito, nel buon rapporto qualità/prezzo, il nostro desiderio di democratizzare la bellezza naturale".
Una novità, nel 1978.
"Ancor prima progettavamo il nostro sogno intorno alla necessità di rendere accessibile questo piccolo lusso fino ad allora elitario. In un certo qual modo, la nostra giovane quercia doveva crescere con le chiome protese verso l’innovazione, ma radici profonde nella tradizione".
Dove siete arrivati a vendere?
"In circa 40 Paesi, tra Europa e Asia. Principalmente, in Germania, Austria, Balcani, nello specifico Croazia, Grecia, Romania, Bulgaria. Nel Far East, con 50 negozi monomarca primo stato al mondo è Taiwan".
Repubblica di dragoni.
"Una tigre, appunto, abbiamo fatto innamorare. Ma siamo anche presenti a Hong Kong, sud Corea, Malaysia..."
In Cina?
"No, vendiamo solo online, per non incorrere nell’obbligo dei test su animali. Collaborazioni di recente abbiamo aperto in Asia Centrale: Kazakistan, Uzbekistan, Georgia".
Nell’ex impero sovietico, farmacie e drugstore diventano porciò diffusori di democrazia, tanto più sognata dalle nuove generazioni. In famiglia, chi rappresenta la nuova generazione?
"I nostri figli: Giulia (più giovane, ma “prima le donne” vuole il bon ton) che si dedica soprattutto alle risorse umane, e Luigi, con occhio più attento al mercato estero".
Dipendenti?
"Circa 200. In un’azienda rosa che più rosa non si può: intendo una manifattura dove hanno tutti il sorriso sulle labbra. Oggi, mi passi il termine, è multietnica: ci lavorano persone provenienti dall’Africa subsahariana, o Africa Nera, e dal Sud America e dall’Est Europa".
In questi 200mila metri quadrati immersi nel parco dell’Adda tutto avviene?
"Sì, ideazione dei prodotti, formulazione, confezionamento e invio ai punti vendita. La filiera corta permette di risparmiare sui costi, non dovendosi appoggiare a rivenditori, distributori o concessionari. I cosmetici sono naturali e le erbe che servono per la composizione sono coltivate nell’orto botanico della città lombarda. Oppure sono fornite da Erbamea, che è stata fondata nel 2004 e ha sede a Selci Lama di San Giustino, in provincia di Perugia, dove peraltro si producono integratori alimentari (ulteriore esempio di democratizzazione)".
Perché in Umbria?
"Ha messo radici nell’Alta Valtiberina che ha flora spontanea molto variegata, ed è zona ad antica vocazione agricola. Vi si raccolgono e coltivano numerose erbe officinali, potendo usufruire delle attrezzature che servivano all’industria del tabacco, sovvenzionata fino a una manciata d’anni fa. Soprattutto, lì possiamo godere della competenza del mago farmacista Fausto Mearelli".
Per tornare a Lodi, la villa abitazione e sede della ditta è aperta al pubblico in qualche occasione?
"Sì, come tipico esempio di casa padronale colonica lombarda. Ma nel Parco Adda Sud possiamo anche vantare un pioppo vecchio vari secoli, classificato nel gotha degli alberi monumentali di Lombardia".
Il germoglio più giovane?
"La nipotina Giada, 7 anni. Dalla nonna ha ricevuto in dono un bellissimo kit Laboratorio Profumi. Che è stato arricchito di 80 essenze diverse. Un gioco scientifico, per imparare a realizzare essenze, e favole".