
“Naked, Behind the mirror“ nello spazio Bipielle Arte da venerdì al 16 marzo. La personale e il mondo a colori della figlia d’arte piacentina Rastelli.
"Silvia non mente, ci ha provato, ma non può farlo". Parola di Luciano Bolzoni, architetto, scrittore e curatore d’arte. Destinatario del messaggio Silvia Rastelli, protagonista della personale (dal 21 febbraio al 16 marzo) in sala Bipielle Arte. La mostra - titolo “Naked, Behind the mirror“ - curata da Fortunato D’Amico e appunto Bolzoni, è dedicata al mondo a colori di Silvia Rastelli, artista di origine piacentina, figlia d’arte, fin dall’infanzia a bottega dal padre scultore. Crescendo, sviluppa una passione trasversale per le arti dedicandosi allo studio di danza e arti visive, laureandosi in Pittura e poi in Area del Contemporaneo all’Accademia di Brera. Ruba il legno, materia prediletta del padre, e lo trasforma in un ponte tra i ricordi e la sua contemporaneità: le venature, i trucioli, la carta fino ai surrogati plastici. Ingredienti di un racconto autobiografico. Ma questo “Io” è in dialogo con il “Noi”. L’artista, attraverso il segno nella pittura e il gesto nella danza, documenta le persone, il tessuto sociale. "Essenzialmente ritrattista, Silvia interpreta i volti delle persone come se fossero aree geografiche emerse dal mare magnum dell’inconscio e trasformate in volti umani simili a profili di nazioni, luoghi e contenitori di culture e stili di vita differenti – spiega D’Amico –. I protagonisti dei ritratti, queste muse, assurgono a simbolo di una desiderata stagione di liberazione dai canoni dell’intolleranza razziale".
La mostra fluisce dalla necessità dell’artista di mettersi a nudo, di guardarsi allo specchio e indagare la propria sfera personale in relazione con la collettività, aggiungendo un altro piccolo tassello alla sua/nostra storia.
"L’artista conserva se stessa in una sfera intima che trasforma l’arte in tentativo universale di attraversare uno specchio magico – aggiunge Bolzoni – chiamato a farsi soglia verso il cambiamento, ma non ci sarà alcuna trasformazione o metamorfosi irreversibile (ossimoro!), ma solo un tentativo di farsi specchio di sé stessa. Per Silvia l’arte è uno strumento di viaggio, un mezzo per manifestarsi e manifestare senza perdere e perdersi. La sua coerenza, la necessità pressante di esprimersi, ma anche la sua paura di non riuscire a farlo, le fanno raccontare gli altrui mondi, le persone, gli sguardi, i volti che non saranno mai maschere ma anime che si fanno indagare ma che allo stesso tempo (ci) indagano".
In questo percorso, tra opere e istallazioni musicali (in collaborazione con il musicista Denny Cavalloni), tra odori ed opere tattili, tra elementi naturali ed altri plastici e artificiali, fanno da padrone i sensi: l’olfatto, la vista, il gusto, il tatto, l’udito, la propriocezione, l’equilibrio. I sensi ci consentono di interagire, a diversi livelli, con il mondo che ci circonda; sono i mezzi di percezione del sé e dell’altro.