Un libro dedicato a Desiderio Meazza, aviatore di Casaletto Lodigiano che fu pilota col grado di Sergente Maggiore. È l’ultima sfida di Roberto Smacchia, 56 anni, ex presidente dell’associazione no-profit C.R.S. - Comitato Ricerche Storiche. Il progetto che porterà alla realizzazione del volume sarà illustrato pubblicamente il 25 ottobre alle 21 nell’oratorio San Giorgio di Casaletto.
Signor Smacchia, come mai la decisione di scrivere un volume dedicato a Desiderio Mazza?
"Grazie al lavoro di ricerca del giornalista Ferruccio Pallavera che ha scritto un libro su tutti i caduti del Lodigiano, sono venuto a conoscenza di questo aviatore pilota nato l’8 ottobre 1896, al 13 di Casaletto Lodigiano, “all’ora ottava prima di mezzogiorno”, come annotava il parroco don Angelo Pisati, sul libro ottavo dei battesimi. Figlio di Luigi e Maria Armani. La vita straordinaria di quest’uomo si capisce subito leggendo lo stesso registro che riporta chiaramente “Desideo”, come d’altronde il registro del Comune. Osservando meglio, infatti, si nota che qualcuno ha aggiunto nell’interlinea, la sillaba “ri”, cambiando il suo nome per sempre. Il parroco, che conosceva il latino, evidentemente si deve essere reso conto, non subito, del significato, poco edificante del nome (in latino significa “andare alla latrina”). Comunque ciò non toglie che anche il papà Luigi era, per l’epoca, molto istruito".
Cosa ci può raccontare di lui?
"Andò via da Casaletto con la sua famiglia molto giovane. Poi prese il brevetto di volo e fu impegnato nella Grande Guerra. La vita di un pilota era molto diversa da quella di un soldato di trincea. Di solito gli aviatori godevano di comodità impensabili per il resto dei combattenti: spesso alloggiavano in castelli o residenze espropriate, dove non mancavano il buon vino, i liquori e i soldati d’ordinanza al proprio servizio. Ma questa vita, in apparenza piena di agi, poteva finire in qualsiasi momento, ovvero quando i piloti ricevevano l’ordine di decollo immediato. Durante la Grande Guerra le possibilità di sopravvivenza di un pilota erano di molto inferiori a quelle di un soldato sul fronte. Oltre al nemico, era l’aereo stesso a rappresentare un pericolo costante per l’aviatore".
Quando morì?
"Ironia della sorte morì pochi mese dopo la fine della Prima Guerra mondiale. Perse la vita infatti il 12 aprile 1919, durante delle esibizioni, sopra Udine: perse un’ala del suo SAML S2 e si schiantò al suolo. Aveva 22 anni, Fu seppellito a Udine, poi nel 1923 le sue spoglie furono spostate a Milano ma da allora nei cimiteri del capoluogo lombardo se ne sono perse le tracce".
Ci sono ancora suoi parenti a Casaletto?
"No. La sua famiglia nel 1949 si trasferì a Buenos Aires. Aveva un fratello e due sorelle".
Quando sarà pronto il libro?
"Spero per dicembre. A ottobre andrò a Roma all’archivio dell’Aeronautica dove mi hanno detto che c’è tantissimo materiale su di lui. A Casaletto c’è molto interesse e attesa, tanti residenti mi chiedono informazioni".
La sua passione per la storia invece quando è nata?
"Alle scuole medie inferiori. Questa passione, data la mia curiosità, si è presto indirizzata alla linguistica in tutte le sue forme. Per l’associazione Comitato Ricerche Storicge ho curato le riviste annuali A.S. (Appunti Storici) e A.C. (Appunti Culturali) e tutta la collana di ristampe anastatiche. Pur non essendo ancora laureato, i professionisti mi scambiano per loro collega, dato la mole di materiale da me prodotta a seguito dell’intensa lettura di molti saggi e dell’assidua frequentazione degli archivi. Ho scritto ed editato una ventina di libri".
Ha anche un’altra passione vero?
"Sì. Colleziono dal 1991 ritagli di quotidiani che parlano della cronaca di Casaletto. Ne ho oltre diecimila e anche in questo caso vorrei riunirli in qualche pubblicazione".