Milano, 14 gennaio 2011 - Caro Davide, Massimo Sertoni, presidente della Provincia di Sondrio, ti scrive e ci scrive. Ha letto che canterai “Viva l’Italia” di Francesco De Gregori a Sanremo nella serata per i 150 Anni dell’Unità d’Italia e dopo aver ricordato il tuo legame con le “terre minori”, anche valtellinesi, la comunanza di una cultura che accomuna il Basso e l’Alto Lago, ti invita a chiudere la tua performance con “Viva l’Italia Federale!!!” (i punti esclamativi sono suoi). Lettera garbata, peraltro, che segue di qualche settimana le polemiche sulla “Padania” e dintorni. Davide Van De Sfroos sta tornando da Roma, dove ha fatto la foto ritratto per “Sorrisi” con «Vecchioni, i La Crus, Luca Madonia e Battiato. era curioso e strano...». Rumori di Freccia Rossa a Termini, qualche vuoto in galleria, tre parole su “Yanez” la canzone che lui porta al festival. «Non l’ho scritta per Sanremo, stava nell’album che uscirà a febbraio. Quasi tutta in lingua (dialetto) laghèe, anche se la location salgariana è fra pirati in pensione a Cesenatico. Poi questa edizione combacia con i 150 Anni dell’Unità e mi dicono che devo cantare «Viva l’Italia» di De Gregori, che conosco. Gli telefono, siamo amici, Francesco mi dà via libera. Un testo scritto nel 1979 ma credibile ancora oggi, integro, che parla di un’Italia dimenticata e di una da dimenticare. E siccome io tifo per un’Italia totale, mi sta bene. Mi sarei sentito più a disagio con “’O sole mio”».


«Quello che vorrei dire — aggiunge il cantautore — è che il legame con le radici, le cose che ho fatto per la “Giornata dell’Acqua” in Valtellina, nulla hanno a che vedere con l’Italia Unita. Io non mi sono mai interessato di politica, non mi sono mai professato leghista. Non grido “Viva il Federalismo” ai miei concerti. Mi riconosco nei valori della nostra terra, scrivo, faccio il cantautore. E porto un dialetto lombardo in giro per l’Italia con orgoglio. Tutto qui. Mi è stato riconosciuto, con molto rispetto, anche da esponenti leghisti».