Sanremo, 21 gennaio 2021 - Sanremo è Sanremo ma decide la pubblicità Rai. Naturalmente. Archiviate le imbarazzanti battute di Amadeus da Titanic del buonsenso, nave da crociera inclusa, Raiuno e l’azienda sembrano aver capito che ipotizzare una bolla al di sopra delle regole per il Festival non è serio e reale, non porta da nessuna parte e soprattutto ha come unico effetto far arrabbiare il resto del Paese. Ma procediamo con ordine.
La data
Sarebbe più logico far slittare tutto dal 2-6 marzo ad aprile, campagna vaccinale, mutazioni virus e stagione permettendo, ma lo scoglio è economico e contrattuale. Sanremo vale fra i 20 e i 25 milioni di euro per la Pubblicità Rai, che ne gira una grossa fetta al Comune e ne spende alcuni per la produzione. Le date coincidono poi storicamente con il periodo di garanzia sugli ascolti fra azienda e inserzionisti pubblicitari, uscirne unilateralmente, anche per stato di necessità, sarebbe un bagno di sangue. Poi esistono grandi sponsor per tutte le stagioni come TIM e altri stagionali come Ferrero, non favorevoli a uno slittamento a primavera.
Format
L’unico esempio di bolla tv è il talent X Factor di Fremantle e Sky, che andava in onda il giovedì sera con 200 spettatori, tutti figuranti, ma stiamo parlando di una produzione piccola rispetto alle migliaia di persone che lavorano nel e per il festival. Sarebbe l’unica possibilità di pubblico in sala e altrettanto impossibile sarebbe gestire dal vivo l’orchestra. Quindi si parla di un festival che diventa una normale mega produzione tv, un format da reinventare, operazione possibile grazie a Fiorello, ma con protocolli sanitari molto severi. E dalla Prefettura di Imperia c’è già il no a pubblico pagante o a inviti e al palco di piazza Colombo. Quindi niente interviste e conferenze stampa, back stage e green zone, camerini e struttura dietro il palco molto piccola all’Ariston. Il Red Carpet una follia, per la gente accalcata alle transenne. La sala stampa, ridotta a 70 80 accreditati, dovrebbe assistere in videoconferenza all’appuntamento istituzionale delle 12, a cui la Rai non vuol rinunciare, ma non si capisce da dove e in quale sicurezza. Più Palafiori, senza l’imbuto degli ascensori, che il piccolo Casinò. Addio o arrivederci a tutto il contorno radio, tv e web, per come ce lo ricordavamo, informazione solo a distanza per raccontare un evento virtuale.
Città di Sanremo
Difficile capire come potrebbe essere gestita l’accoglienza, con alberghi, ristoranti e bar per ora chiusi, e la sicurezza, come evitare l’affollamento nel piccolo spazio fra due vie. Il Comune ha parlato per un po’ come se si dovesse fare un DPCM per il Festival, negli ultimi giorni sta cominciando a guardare in faccia la realtà, a chiedere alle ASL e al Governo il perimetro di agibilità, che potrà essere però valutato e deciso, come accade da un anno, solo sotto data. Poi ci sarebbero i cantanti e le case discografiche, senza cui il festival non esiste, e le major per voce di Enzo Mazza del FIMI, hanno ribadito che loro ci saranno solo all’interno di un protocollo di massima sicurezza. “Con l’ultimo DPCM che scadrà il 5 marzo, in piena settimana festival, è evidente che la Rai debba fornire con congruo anticipo un serio protocollo sanitario, che dovrebbe essere approvato dal Cts, come è avvenuto per i prossimi mondiali di sci a Cortina...è evidente che in questo momento, così rischioso, si possa realizzare solo un progetto esclusivamente televisivo. Sono esclusi per i nostri artisti scenari con palchi esterni, passerelle con pubblico, stand di sponsor e incontri stampa...tutto dovrà avvenire in streaming come nel festival del cinema di Berlino, che si tiene la stessa settimana di Sanremo 2021”. Parole dovute al resto del Paese e a una crisi pandemica ed economica che richiede risposte serie anche dal Festival della Canzone Italiana. La palla è ora in mano a Rai Pubblicità, le chiacchiere (e le canzoni) stanno a zero.