SANDRO PUGLIESE
Sport

Coppa Italia, mea culpa Milano: "Squadra fantasma e senza energia"

Coach Messina dopo il ko in finale con Trento: "Troppi palleggi e gioco individuale. Adesso testa all’Eurolega"

Il realismo di Messina: «La nostra è stata una finale di una povertà preoccupante»

Il realismo di Messina: «La nostra è stata una finale di una povertà preoccupante»

La delusione in casa Olimpia è molto forte. Sembrava essere arrivato il momento buono per riportare la Coppa Italia in bacheca, invece si è ripetuto l’incubo. Una squadra sfavorita, ma brillante e vogliosa di sorprendere, ha destabilizzato le certezze milanesi e si è presa il trofeo. Tanto Trento, quanto Napoli l’anno passato, ha saputo approfittare delle tensioni e delle incertezze che si accumulano in una gara secca e Milano si è sciolta nelle difficoltà. Ed è annegata anche con i dati con un 1/21 da tre punti che, a qualsiasi livello, non può praticamente mai permettere di vincere una partita equilibrata. Qualche avvisaglia era già arrivata nella semifinale con Brescia, i soli 8 assist di squadra in 40 minuti erano sembrati un segnale di qualcosa che iniziava a scricchiolare, ma la bella prestazione contro la Virtus di mercoledì era così recente che si poteva pensare fosse solo un caso. Invece è proprio il gioco di squadra che è mancato, perché anche in finale gli assist sono stati solo 10. I sintomi dell’Olimpia quando non riesce a giocare di squadra sono sempre evidenti, i giocatori iniziano a palleggiare all’infinito alla ricerca di una soluzione personale che, però, diventa sempre più complessa e a fine azione perché ogni passaggio smonta la difesa avversaria e le sue scelte, mentre ogni palleggio la fortifica nella sua esecuzione. I soli 63 punti segnati (tra l’altro con 31 punti nel primo tempo e 32 nella ripresa) sono la dimostrazione di un attacco che non ha mai funzionato e, come ha recentemente dichiarato coach Messina, nel basket moderno, se non funziona l’attacco anche la difesa perde fiducia ed efficacia (come sistematicamente ha fatto perdendo tanti 1 contro 1 sulla palla). Così il coach milanese ritorna sulle tesi analizzate: "La nostra è stata una finale di una povertà preoccupante, testimoniata dalle cifre. Siamo stati surclassati in ogni aspetto del gioco, c’è stato pochissimo movimento di palla, quando ci siamo procurati un vantaggio poi non siamo andati mai con un passaggio sul lato opposto, accontentandoci di iniziative individuali con poco senso e infatti per la seconda sera di fila abbiamo confezionato un numero di assist bassissimo". Se manca l’entusiasmo, la fiducia e iniziano a circolare i fantasmi, poi è ovvio che il fisico, già provato dal calendario super intenso che affronta la squadra ne risente sul campo: "Eravamo alla sesta partita in 13 giorni. Non può essere una giustificazione, ma dopo tante gare di questa intensità ho avuto la sensazione che fossimo proprio vuoti come attenzione, fisicità, intensità. Loro invece avevano entusiasmo, energia e ci hanno attaccato nei nostri punti deboli. Sono anche primi in classifica con merito". Da questa delusione l’Armani dovrà trarre la forza per affrontare al meglio le prossime sfide che la aspettano che saranno chiave in Eurolega, a partire dal rientro in campo previsto per il 27 febbraio contro il Monaco in casa.

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