Qui si parla di Maldini, ma non di Paolo, del suo post social, del Milan che festeggia l’anniversario numero 125. Qui si parla di un ragazzo di 23 anni. Che sulla maglia ha un cognome che pesa tanto così. Che sul campo può fare cose grandissime che i più giovani hanno visto solo in qualche vecchio vhs. E che nel suo percorso verso la maggiore età calcistica ha perso un po’ la retta via. Sono curve, normali, attese, prevedibili, ma che diventano difficili da gestire quando la pressione si ingrossa. La storia di Daniel Maldini, manco a dirlo, nasce mano per mano con papà, il primo a portarlo su un campo di calcio nel tenero gesto di un padre che spalanca al figlio il portone dei supereroi. Si sapeva, però, che la stoffa del ragazzo non sarebbe rimasta intrappolata nella storia della sua famiglia, e chi ne estrapola i suoi tratti migliori è il Monza.
In Brianza, il più giovane dei Maldini arriva un anno fa. Allora il suo score recitava così: 3 stagioni al Milan da 15 e un gol allo Spezia, dove andrà nella stagione successiva con 18 presenze e 2 gol, a Milan e Inter. Quindi il nuovo prestito all’Empoli: metà stagione senza acuti in 7 partite, fino al ritorno a casa, Monza, dove c’è una carezza sempre pronta per lui, quella di Adriano Galliani. Ecco perché casa. Qualcuno, per caso, pensava fosse solo un colpo a effetto per riunire Galliani e Maldini in una delle storie più belle del nostro calcio? Risponde il campo: 11 presenze, 4 gol, un assist per una conferma quasi automatica.
Il dialogo estivo tra Monza e Milan fa così: prestito gratuito, ai rossoneri la metà dell’incasso di una futura cessione che potrà avvenire tramite clausola rescissoria, una da 12 milioni per l’estero e una da 15 dedicata ai club italiani. Nesta ci crede, è lui il leader tecnico della squadra. Spalletti lo segue: lo chiama in azzurro e ne parla quando gli fanno il nome di Sinner.
Apriti cielo, e soprattutto apriti mercato: Percassi ne parla per la sua Atalanta, le big lo osservano, all’U-Power Stadium arriva anche Piero Ausilio dell’Inter. Ma il gol arriva solo il primo settembre a Firenze, nel giorno di Leclerc all’autodromo: anche lì, al Franchi, sembrava solo il primo exploit di un predestinato, che però si è fermato e con lui la sua squadra che oggi è costretta a guardare tutti dal basso. La crisi è tecnica, il momento non aiuta, il pubblico rumoreggia come si fa con quelli da cui ci si aspetta di più. La medicina sono sempre loro: Nesta e Galliani. Il primo lo stimola e protegge, il secondo lo blinda a Monzello. A gennaio non si muove, il Monza si aggrappa soprattutto a lui.
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