Non si lascia andare facilmente Giorgio Malan, ospite nei giorni scorsi della Canottieri Milano in qualità di atleta di La Coq Sportif, nemmeno dopo aver vinto una medaglia. È un perfezionista nato e pensa già alle prossime sfide. La testa è agli allenamenti e al futuro, perché quel bronzo olimpico che ha riportato l’Italia del pentathlon moderno sul podio dopo 36 anni, è un punto di partenza.
Di quella gara è rimasto impresso il sorpasso finale sul coreano con cui si è preso la medaglia....
"È stata tutta una rimonta perché nella prima prova, la scherma, non ero andato bene: mi sono ripetuto che niente avrebbe dovuto rovinare quell’esperienza che stavovivendo, il mio sogno di bambino, dovevo semplicemente godermela. Quindi ho continuato a dare il massimo e piano piano sono risalito: ho superato facilmente la semifinale, sono arrivato da 13esimo in finale, quindi ho cominciato a puntare la top ten. Sono arrivato quinto all’ultima prova di laser-run e ho spostato l’obiettivo sul restare nella top five".
Che valore ha la medaglia per lei e per il movimento?
"Per me la realizzazione di un sogno e per il mio sport vuol dire altrettanto, erano anni che non si vinceva una medaglia individuale. Sono molto contento di averlo fatto per il piacere personale, ma anche perché spero che possa aiutare a farci farci conoscere di più".
La medaglia è un coronamento, ha avuto momenti difficili?
"Sì, è pieno di momenti difficili, è per forza così, è sempre un su e un giù e la bravura sta nel capire quando sia il momento di dare il meglio. A dicembre 2023 mi è venuta un’infiammazione, un po’ di pubalgia e me la sono portato dietro fino alle Olimpiadi. Ci sono state giornate in cui non riuscivo ad allenarmi, non riuscivo a portare a casa gli allenamenti, dovevo stare fermo e i Giochi si avvicinano sempre di più. È stato difficile ma se tornassi indietro non cambierei nulla: banale dopo il risultato, ma quei momenti ti danno qualcosa in più".
Come gestisce il pre gara?
"Da piccolo avevo tanta ansia, facevo proprio fatica. Si può parlare di un’ansia che ti danneggia e una che ti dà qualcosa in più. Da piccolo mi penalizzava, poi con l’esperienza, ho imparato a prendere quell’energia e dare di più tramite le emozioni forti che tutti proviamo prima della gara. Ora, prima delle gare importanti tendenzialmente dormo tranquillo. La notte delle Olimpiadi è stato diverso, non sapevo che aspettarmi ma poi ho tramutato il tutto in energia".
Facendo più sport come cura l’alimentazione?
"Penso che ognuno debba trovare il suo equilibrio e capire cosa è meglio fare e cosa no e soprattutto trovare abitudini alimentari sane. Seguire una dieta troppo rigida può portare un risultato nell’immediato, ma poi a lungo termine non è sostenibile. Seguendo varie diete ho imparato determinate cose che ora metto a frutto. Faccio uno sport in cui si brucia parecchio e quindi posso mangiare perché, anche se non mi posso permettere di andare al fast food, ci vuole equilibrio".
E l’equilibrio mentale l’ha trovato con l’aiuto di un mental coach?
"Sì, io ho un mental coach, Nicolò Starnai e lui è stato fondamentale nell’ultimo anno e mezzo, da quando abbiamo iniziato. Ne ho provati diversi e non trovavo mai quello adatto. Molti atleti si affidano completamente al mental coach, invece è qualcuno che aiuta a scegliere meglio la strada o capire meglio dove vuoi arrivare e come arrivarci, poi la strada devi percorrerla tu".
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