Questa sera nell’attesa sfida di ritorno in Champions League contro il Paris Saint Germain, l’unico italiano che in campo proverà a respingere gli assalti dei rossoneri sarà l’ex Gigio Donnarumma. Ma di fatto non sarà il solo connazionale sulla distinta della squadra arbitrale, perché, tra le fila dei parigini, da ben quattro anni, sia pur come membro dello staff di performance a supporto dello staff tecnico della prima squadra, c’è anche Cristoforo Filetti, catanese con un trascorso in veste di preparatore atletico prima tra le fila della Roma e poi della Salernitana. Per lui, laureato in Scienze motorie a Tor Vergata con un Master in Teoria e tecniche della preparazione atletica nel calcio conseguito all’Università di Pisa, l’approdo al PSG ha rappresentato una svolta clamorosa.
Lavorare per il fondo sovrano del Qatar, per giunta in uno dei club più prestigiosi al mondo, è stato un bel salto di qualità per la sua carriera da professionista, non è così?
"Sono contentissimo di collaborare con un club così prestigioso. Rispetto alle esperienze precedenti certamente un club così importante ti offre la possibilità di strutture, colleghi, dipartimenti di livello internazionale. Sta a noi poi cercare di comprendere il contesto e sfruttare le conoscenze acquisite in tutto il percorso professionale maturato".
In occasione del suo approdo a Parigi avvenuto nel giugno 2020, quanto le è stato d’aiuto trovare altri connazionali come Verratti, Florenzi e Kean?
"L’ambientamento in un contesto del genere avviene se tutte le componenti sono inclusive, sanno lavorare in team. Sono stato fortunato, qui c’è questo approccio".
Ci sono metodologie di lavoro diverse nel suo ambito rispetto al nostro calcio?
"La metodologia in un grande club è data in primis dall’allenatore. Qui a Parigi, io così come i miei colleghi del dipartimento di performance, cerchiamo sempre di sposare una linea comune soprattutto in materia di recupero dagli infortuni studiando le priorità dello staff tecnico al fine di restituire i giocatori nella miglior condizione possibile affinché il loro rientro in gruppo sia semplice e immediato".
Quanto incide il privilegio di disporre di strutture e macchinari di un certo livello?
"Dallo scorso luglio ci siamo trasferiti nel nuovissimo centro di allenamento di Poissy, un complesso di 74 ettari con hotel, ristorante e strutture veramente all’avanguardia dove possiamo veramente permetterci ogni cosa".
Il Milan, più di ogni altra big in Italia, è la squadra più martoriata dagli infortuni. C’è un motivo particolare a suo avviso?
"Gli infortuni purtroppo hanno un’origine multifattoriale. L’idea che ho maturato in questi anni è che il lavoro per un giocatore deve essere individualizzato ovvero coerente e calibrato alle sue caratteristiche fisiologiche e alla sua muscolatura. È opportuno monitorare con attenzione i parametri prestativi e spingere i parametri fisiologici per alzare la soglia di fatica".
Il netto 3 a 0 dell’andata certifica che un gap tecnico ancora esiste tra il nostro calcio e quello dei migliori club europei. A cosa lo riconduce?
"La differenza sta nell’opportunità per un calciatore di confrontarsi abitualmente con avversari di alto livello. E questo inevitabilmente incide nella crescita di un atleta".