Probabilmente, il vero segreto di questa Pallacanestro Brescia, si chiama Mauro Ferrari. Il patron del club del Cidneo è uomo che divide, ma anche dirigente delle prime volte. Con lui al comando Brescia ha vinto il primo trofeo della sua storia, la Coppa Italia 2023, e ha chiuso pochi giorni fa davanti a tutti il girone di andata. Anche in questo caso, mai successo. Come detto, è anche personalità che fa discutere. Come quando attaccò anni fa l’allora ct di Italbasket Meo Sacchetti per la gestione di Luca Vitali. Lo stesso giocatore con cui, pochi mesi dopo, Ferrari stesso arrivò a rottura. O per il suo essere decisionista. Un club d’eccellenza, a livello mediatico, rivoltato come un calzino al momento della salita a socio di maggioranza. Passando poi per la discussa rottura con coach Alessandro Magro o la rinuncia alle competizioni europee della scorsa estate. "Brescia è città che lavora, a palazzo in settimana non ci viene nessuno" il suo pensiero tradotto. E come biasimarlo? Ferrari, soprattutto, è persona che sa scommettere. Sugli allenatori. Era legatissimo a Vincenzo Esposito, non era troppo convinto da Maurizio Buscaglia, scelse Alessandro Magro, ex assistente senza panchine in Serie A, e alzò un trofeo.
Pochi mesi fa ha fatto lo stesso con Peppe Poeta, ed è campione d’inverno. Anche con una sostanziale rivisitazione del budget. Va detto, mentre sui media montavano dubbi sulla Pallacanestro Brescia 2024-2025, Poeta confidava ad amici e parenti: "Siamo rimasti spiazzati sugli italiani, ma per il resto il roster è esperto, e farà bene. Non ho dubbi". John Petrucelli aveva infatti scelto Trapani, Nikola Akele la Virtus Bologna: tutto in pochi giorni, all’improvviso, e da Milano non si era sbloccato il prestito di Guglielmo Caruso. Il roster si è assotigliato, ma la squadra ha iniziato a correre da subito, arrivando allo spareggio per la prima posizione con Trento e vincendolo d’autorità. I segreti? Noti. Miro Bilan, a 35 anni, è primo per valutazione, rimbalzi e rimbalzi offensivi. Nikola Ivanovic, che di anni ne ha 30, non avrà lo spunto dei play americani, ma ha letture e lucidità nei momenti che contano, oltre che una certa attenzione difensiva. E Amedeo Della Valle è il solito, immarcabile, attaccante di razza. Che peraltro, dimenticato da anni dalla Nazionale, si ritrova a lavorare con uno dei due assistenti di Gianmarco Pozzecco, Poeta appunto. Da questa triade la base in cui, a turno, si sono inseriti i vari Ndour, Rivers, Dowe e, ultimamente, Jason Burnell. Il primo obiettivo è in tasca, il secondo si chiama semifinale scudetto. L’unico punto debole si chiama profondità di roster, ma in passato Mauro Ferrari non ha fatto mancare il “regalino“. D’altronde, il segreto di questa Brescia, resta il signor Germani.
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