Morleo
Quella tra Di Nunno e Lecco è stata una relazione “tossica”. E come tutte le relazioni tossiche si è passati da momenti di feeling straordinario ad altri di incompatibilità totale. Sul fronte sportivo l’imprenditore di Cormano può vantare due promozioni: in serie C (2019, Gaburro in panchina) dopo 7 anni e quella in serie B (2023). L’impresa della squadra guidata da Foschi negli spareggi segnano l’apice della gestione di Nunno con la città in estasi per il ritorno dei blucelesti in cadetteria a mezzo secolo di distanza. Ma è anche l’inizio del declino. La proprietà si dimostra incapace di gestire un campionato come quello di B dove “l’estenuante “tiramolla” sull’idoneità dello stadio è forse il minore dei mali (se non altro c’è un concorso di colpa). La squadra parte male - come peraltro può succedere a una matricola - e Foschi viene esonerato. Al suo posto la coppia Malgrati-Bonazzoli che risolleva la squadra: arrivano vittorie importanti contro Palermo e in casa con il Parma, che alla fine verrà promosso direttamente in A. La sconfitta (2-3) con la Ternana segna la svolta in negativo e al rientro dalla sosta invernale il giocattolo si rompe, a causa anche di alcune discutibili cessioni. Da lì in poi è un lento sprofondare in una crisi inarrestabile. Di risultati e dei rapporti con la piazza che toccano il punto più basso quando il patron minaccia gli ultrà con il megafono prima di Lecco-Palermo. Lì il finale era già scritto: retrocessione e divorzio. Un jolly giocato malissimo. Peccato.
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