Milano, 17 dicembre 2024 – Una festa complicata. Con tante leggende rossonere dimenticate, con molti degli attuali calciatori non all’altezza di una maglia così prestigiosa, con la Proprietà sparita e la dirigenza silenziosa, soprattutto con una tifoseria delusa e arrabbiata. Sono stati giorni difficilissimi per il Diavolo, uno schiaffo alla storia proprio quando ricorrevano i 125 anni del club. Forse il (deludente) pareggio contro il Genoa passa addirittura in secondo piano rispetto a quel che (non) si è visto o si è sentito. Domenica sera a San Siro hanno fatto più rumore le assenze delle presenze, e strascichi del malumore diffuso si sono avuti anche lunedì sera quando dirigenti, sponsor, alcune vecchie glorie, calciatori e dipendenti del Milan si sono ritrovati in zona Porta Genova per un “evento privato“ nel giorno del compleanno. Davanti alla location che ospitava la famiglia rossonera si sono radunati anche i tifosi, che si sentono traditi da chi oggi dovrebbe rappresentare in campo ma soprattutto fuori il club. "Dirigenti incapaci, società senza ambizione, non siete all’altezza della nostra storia" e "Giocatori senza voglia e dignità, siete lo specchio di questa proprietà", si leggeva a caratteri cubitali.
Sarà stato tutto riferito a Gerry Cardinale che già aveva visto le immagini di quanto accaduto dopo il triplice fischio di Milan-Genoa. Soprattutto sentito il sonoro. Fischi, cori di contestazione dentro lo stadio, striscioni esposti fuori poiché bloccati dalle forse dell’ordine. Questa situazione a livello ambientale ha finito per mettere tutti a disagio. Anche chi ha fatto la passerella sul campo, convinto di partecipare ad una bellissima festa: "Una domanda però ce la siamo posti TUTTI noi.. tu, società, organizzi una festa per questa importante data… fai venire CAMPIONI dall’Olanda, dal Brasile, da Monza, da Milano… li fai sfilare a centro campo reggendo i trofei della NOSTRA storia, che restano nella STORIA DEL CALCIO e non dici i nomi? Non li elenchi con l’enfasi solita che accompagna la recita di ogni formazione prima di ogni partita?? Perché?… domando per degli amici". Questo lo sfogo social di Pietro Virdis, uno degli invitati ma pure fra i più delusi.
Anche su questo il board deve prendersi le responsabilità, aspettando che Gerry Cardinale decida di comunicare. Perché nel mirino c’è soprattutto l’azionista di maggioranza. Perché la gente è stanca anche dei concetti vuoti e del disinteresse di Zlatan Ibrahimovic, passato in poco più di un anno dagli applausi ai fischi. Lui che doveva essere il garante di questo Milan dopo il clamoroso divorzio da Paolo Maldini. Al 17 dicembre il Milan è ottavo in classifica, senza un’identità di gioco e con poche prospettive per il futuro. Lo spogliatoio è spaccato, Fonseca è sempre più solo. I leader sembrano essere spariti. Questa squadra (per nulla scarsa) non ha perso solo posizioni di classifica, ma ha smarrito la sua anima. Costruita più per fare player trading che per vincere.
Però dopo i mal di pancia arriva pure qualche segnale incoraggiante da parte dei senatori. Maignan e Reijnders hanno posto le basi per il rinnovo. Theo Hernandez è in scia. Domenica il francese è rimasto in panchina. Lunedì radiomercato ipotizzava un possibile addio già a gennaio, soprattutto dopo il blitz in sede del suo agente, Manuel Garcia Quilon. Ma è stato lo stesso procuratore a chiarire il motivo della visita: "Era solo una riunione per ragioni fiscali. Se abbiamo parlato di rinnovo (contratto in scadenza nel 2026)? La realtà non è cambiata. La volontà nostra è chiara ed è quella di rimanere". C’è la bozza di contratto fino al 2029 (6 milioni a stagione a salire) e Garcia Quilon non polemizza sull’ultima esclusione del suo assistito: "Massimo rispetto per la decisione dell’allenatore, i giocatori devono accettare la scelta. Anche Leao è andato in panchina".
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