GIULIANA LORENZO
Sport

Il torneo nel carcere di Lodi. Bagher, schiacciate e... cuore. Il Cantù in campo con i detenuti

Protagonisti coach, manager e la squadra di Serie A2. Quattro partite e una finale. in nome dell’inclusione.

La Campi Reali Cantù, società che milita nel campionato di Serie A2 Credem Banca ha proposto alla direzione del carcere il progetto che coinvolgerà circa 16 detenuti

La Campi Reali Cantù, società che milita nel campionato di Serie A2 Credem Banca ha proposto alla direzione del carcere il progetto che coinvolgerà circa 16 detenuti

Il volley oltre le sbarre del carcere. La palla è al centro e si gioca di primo tempo per portare qualche ora di spensieratezza e “libertà“, grazie a un’iniziativa promossa dal club lombardo della Campi Reali Cantù, società che milita nel Campionato di Serie A2 Credem Banca. Il pallone che di solito deve andare al di là della rete, passa direttamente tra le braccia dei detenuti della casa circondariale di Lodi. La pallavolo diventa così uno strumento di dialogo, riscatto e simbolo di una vita sana. L’idea nasce dalla volontà del secondo allenatore della prima squadra e direttore tecnico del settore giovanile, Alessio Zingoni e del direttore sportivo, Maurizio Cairoli che hanno voluto fortemente un progetto che portasse lo sport fuori dai palazzetti. A Lodi sono stati fissati quattro incontri, ogni lunedì, a partire dal 17 febbraio, con un probabile evento finale (si parla di una partita amichevole) in data da destinarsi (presumibilmente il 24 marzo). Protagonisti, oltre i detenuti, i dirigenti, allenatori, giocatori della prima squadra.

L’esperienza ha un valore che va oltre lo sport. "Ho avuto io l’idea – spiega Alessio Zingoni – con il direttore sportivo Maurizio Cairoli. Eravamo nel corso di una riunione tecnica del settore giovanile e ho espresso quello che era un mio desiderio da tempo: fare volontariato in carcere. E ho scoperto che anche lui aveva la stessa volontà. In realtà, ci eravamo già attivati un anno fa con un’altra struttura, ma lì non facevano pallavolo. Quest’anno, tramite un’ex allenatrice della nostra società (Anna Torchio, ndr) siamo entrati in contatto con Salvatore Monticello e il Pastore Roberto Grasso che lavorano alla casa circondariale di Lodi e abbiamo fatto un incontro con loro, decidendo di organizzare quattro sessioni". In base all’organizzazione interna dovrebbero essere protagonisti circa 16 detenuti. "Siamo contenti, vogliamo coinvolgere tutti quelli che avranno piacere di venire, non è obbligatorio, ci saranno oltre noi qualche allenatore della giovanile e alcuni dei giocatori di Serie A2. Sarà un’esperienza bella, vivremo il volley in maniera diversa".

I tre tocchi, schiacciate e bagher saranno comunque la miglior forma di comunicazione e di linguaggio: "Avremo un primo allenamento conoscitivo e poi continueremo. Loro hanno già un istruttore che li allena nel campo all’interno della struttura, una sorta di cortile. Faremo circa due ore di attività e poi pranzeremo alla mensa". Non è la prima volta che la pallavolo toglie le mani dal muro per lasciare passare attacchi e schiacciate. Il carcere di Bergamo ha spesso ospitato iniziative simili, in collaborazione con Uisp, nella casa circondariale di via Gleno. Poi, quello di Monza, con il CSI, è solito organizzare amichevoli tra le società lombarde del Centro sportivo italiano e la formazione maschile del reparto Luce dell’istituto.

G.L.

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