Chiamatala scoutgirl, non scoutman. Laura Vigilante (classe 2002) è una delle poche donne, nel mondo della pallavolo maschile, tra Superlega e A3 (in totale 5) a svolgere questo ruolo. È, infatti, la scout ufficiale della Campi Reali Cantù (serie A2). Pallavolista, studentessa di scienze motorie (fa la magistrale), figlia di una mamma fotografa e manager della compagine lombarda, si è avvicinata per caso a questo mondo nell’ombra di cui pochi, se non gli addetti ai lavori, conoscono il valore.
Come è arrivata a fare questo lavoro?
"In modo casuale, durante il periodo del Covid. C’era bisogno di una figura con un attestato specifico per stare in campo e io ero l’unica che lo staff già conosceva e che lo aveva. Due anni fa, lo scoutman era prossimo alla pensione e i coach mi hanno chiesto se fossi disponibile a incominciare questa esperienza. Avevo un’idea ma non come ora, è un ruolo marginale, un fantasma nello staff e poi dall’anno scorso sono diventata ufficialmente la loro scout. Ci sono quelle figure in fondo al campo con i computer, la gente si chiede chi siano. Si vede ciò che c’è dietro, la tattica che deriva dallo studio dei match, degli avversari o lo studio sulla performance singola e della squadra".
Cosa fa di preciso?
"Si agisce all’interno della match analysis, il processo che si suddivide in pre-gara, durante e post. La finalità è valutare la performance della squadra e degli avversari. Si lavora con una codifica alfanumerica dei fondamentali: ognuno è associato a un codice che semplifica le codifiche delle fasi di gioco in tempo reale. In seguito, le informazioni vengono generate dal programma che ha ogni scout e si procede ad analizzare i fondamentali in base alle necessità. Il risultato finale è il tabellino, se poi si vuole andare nello specifico, si mettono sotto la lente d’ingrandimento le fasi di gioco o quanto la squadra è efficiente in un determinato fondamentale o le prestazioni dei singoli".
Cosa le piace del suo lavoro?
"Gioco a pallavolo, però rispetto alla femminile, che è bellissima, la maschile ha la componente fisica. Vedi ciò che c’è dietro, come si muovono i giocatori, come si studia l’avversario. Da quando ho scoperto questo ruolo vedo i match dal lato corto, dove si nota come è strutturato il gioco. Tutto quello che studi lo vedi nella resa in campo. La cosa più complessa è imparare: ci ho messo veramente tanto, non è semplice scrivere codici in tempo reale, la maschile va ad una velocità di gioco impressionante".
È vero che dormite poco?
"Sì, soprattutto la domenica notte. Gli allenatori vogliono tutto per il giorno dopo e lo stesso la Lega e devi studiare anche per il match successivo, si entra in un loop infinito".
Non siete tante tra le donne...
"L’utilizzo del computer può intimorire, non si è abituati a vedere una donna in questo contesto. In generale, nelle squadre maschili, le donne sono o dirigenti o fotografe. È un lavoro altamente preciso e secondo me può essere fatto, per questo, da donne".
Nel futuro cosa vede?
"Oltre agli studi, mi occupo di una squadra slovena e sono stata ingaggiata, a partire da gennaio, dalla nazionale giovanile croata. Non mi aspettavo potesse succedere, sono contenta".
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