
Santiago Gimenez, centravanti messicano del Milan, ha segnato due gol nelle prime due di campionato coi rossoneri
"Gimenez è un killer. Non ricorda me, ma è forte come me": Zlatan Ibrahimovic dixit. Tant’è: fin qui due gol in due partite di Serie A, impatto immediato come solo Pulisic e soprattutto Shevchenko (da cui ha ereditato la maglia numero 7) hanno saputo fare in passato in rossonero. Diciotto reti stagionali per El Bebote: un’enormità. Più che bambinone, killer, appunto. Che va però armato. "Col Verona ha fatto due tiri in porta e due gol, uno in fuorigioco. Deve essere pronto in area come sa essere, avere pazienza, aspettare: il momento con una squadra come la nostra arriva. Ma anche fuori area gioca bene", la ricetta di Ibra.
Pochi, in realtà, i palloni toccati (e non al meglio: 64% di passaggi riusciti) contro un Hellas copertissimo. Questione di caratteristiche, ma anche di una connessione con la squadra sulla quale non c’è ancora stato il tempo di lavorare: possesso palla finale pari al 74%, al messicano tuttavia sono spesso arrivate briciole. Con le quali ha comunque banchettato: infilando in rete (in offside) l’imbucata di Thiaw, servendo a Musah un pallone golosissimo. Fino al piatto forte che ha fatto saltare il banco: il timbro sul sontuoso duetto Jimenez-Leao chiuso dall’ottavo assist dell’annata del portoghese. L’anno scorso Rafa era arrivato a quota 14. Idem due anni fa. Numeri da non sottovalutare, così come quelli di Joao Felix: sabato sera, 15 passaggi riusciti sulla trequarti, ben 29 in avanti (e solo 8 all’indietro).
Ibra ha speso parole importanti per i due: "Rafa è Rafa, per questo è tra i più forti al mondo. Joao vuole sempre il pallone e crea occasioni". E anche per Maignan e Theo Hernandez: "Stiamo trattando per i rinnovi, qui sono contenti". Per il portiere l’accordo ci sarebbe, fino al 2028 con opzione per un altro anno, 5 milioni più bonus. Per il terzino allontanerebbe soprattutto il rischio dell’avvicinarsi alla scadenza (giugno 2026) con relative magagne in caso di uscita. Si vedrà, intanto Ibra festeggia per un Milan che ha "dominato il Verona, ma col Feyenoord sarà diverso, non verranno qui a difendersi".
Un Conceiçao da un lato applaudito pubblicamente dal senior advisor di RedBird: "Da quando è arrivato abbiamo fatto 14 punti e il Napoli 15. Massima fiducia: un’invenzione il nostro presunto litigio. Magari l’avessimo fatto, da giocatore mi caricava". Dall’altro messo più volte davanti alle proprie responsabilità. Da "dopo il mercato ha due squadre" a "le scelte le fa lui". Il tecnico ci pensa dal triplice fischio al De Kuip. Col Verona ha fatto rotazioni e dosato il minutaggio: Pavlovic preservato, fuori Walker all’intervallo, Fofana sostituito a metà ripresa. Soprattutto: Leao solo nel secondo tempo (“panchinato“ in 3 delle ultime 4 gare) e Pulisic solo per una ventina di minuti; Musah, squalificato in Olanda, in campo 90’ e, come spesso accade, in tre ruoli diversi. È il centrocampista la variabile solo apparentemente impazzita. E visti gli inghippi creati all’andata dal Feyenoord sugli esterni, la sua corsa gioverebbe. Il dilemma e l’alternativa ai fantastici quattro è proprio qui e nel sacrificio, iniziale, di uno tra Pulisic e Leao. Anche se Conceiçao, a Rotterdam, aveva risposto: "Troppe 4 punte? Io l’avevo preparata con 4 giocatori e altri 7...". E Ibra, sabato sera, alla stessa domanda: "Perché no? Andiamo, si gioca". Lo svedese parlerà anche oggi alle 16 in conferenza, comunica il club, "per necessità logistiche legate al volo di rientro dal Portogallo di mister Conceição", che domani sarà ai funerali dell’ex presidente del Porto, Pinto Da Costa. L’allenamento del Milan sarà invece alle 17.30.
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