Milano, 9 novembre 2023 – Campionato categoria “Allievi Regionali“, si gioca nell’hinterland di Milano. La partita è equilibrata, in campo però c’è tensione e in tribuna si scaldano gli animi. Non mancano i genitori “ultras“ che se la prendono con il giovane direttore di gara. Parole grosse che sconfinano nell’insulto. Ma si continua a rincorrere la sfera di cuoio. Ad un certo punto il pallone finisce in fallo laterale, l’assistente (che è un dirigente della squadra di casa, come da regolamento) non alza la bandierina. I calciatori ospiti vengono invitati a riprendere il gioco perché "sono io che decido, non quelli che sono in tribuna". Convinto e autoritario il giovane “fischietto“ lombardo. Anche se un paio di papà continuano ad offenderlo. L’arbitro a quel punto incrocia lo sguardo dell’assistente che potrebbe essere suo padre e gli dice: "Poi come società non vi lamentate se vi arriva una multa di 200 euro, io sento tutto. E scriverò tutto nel referto". La multa arriverà nel consueto bollettino del giovedì del giudice sportivo: 150 euro. Poteva andare peggio.
Ma siamo nel calcio dilettantistico, e quando si parla di sanzioni pecuniarie tutto è proporzionato. Anche le “stangate“ del giudice che ogni settimana trova nei referti (da incubo) annotazioni riguardanti atti di violenza, insulti, risse. Documenti che raccontano con dettagli a volta raccapriccianti storie di ordinaria follia, quella che segna ogni week-end del pallone: qualche volta l’arbitro fa finta di non sentire, ma molto più spesso osserva, ascolta e poi annota. Violenze fisiche e verbali che macchiano di stupidità e vergogna i nostri campi, e che toccano anche i portafogli dei presidenti.
Al punto che quegli insulti hanno un peso non indifferente nei conti delle società, anche nei campionati giovanili. Lo dicono i numeri, perché le offese si pagano a caro prezzo. Dai 3mila ai 5mila euro nel campionato di serie D o Eccellenza a poche centinaia di euro nei tornei dei Giovanissimi Provinciali. Ogni settimana, in tutta Italia, le ammende sfiorano complessivamente 50mila euro anche se a tutti gli effetti la cifra complessiva delle sanzioni è ben più alta se poi si vanno ad aggiungere altri tipi di infrazioni, quali il “ritardo“, la “distinta sbagliata“, lo “spogliatoio sporco“, la “non presentazione in campo“ oppure “l’accesso al recinto di gioco di persone non ammesse“.
Le multe di cui parliamo riguardato casi di insulti, risse e violenze soprattutto nei confronti degli arbitri. Senza escludere, purtroppo, gli immancabili episodi di razzismo. Ciò che emerge dai dati delle ultime settimane, è che la Lombardia è la regione che contende alla Campania il triste primato degli insulti puniti e sanzionati. La media è di circa 4300 euro pagati dalle società dilettantistische del nostro territorio, contro i 4500 della Campania. Subito dietro Lazio (dove le offese costano circa 3500 euro a settimana) e Toscana (2500 euro). Vero, va anche detto che la Lombardia sborsa cifre così elevate anche per la vastità del territorio e dunque per un maggior numero di squadre iscritte, ma sono questi numeri importanti anche in considerazione del fatto che anche le nostre società dilettantistiche non navigano nell’oro e spesso faticano ad arrivare fino in fondo alla stagione.
E comunque molto raramente le regioni riescono a “contenere“ le ammende (che partono dai 40 euro per lo spogliatoio dell’arbitro senza chiave di sicurezza ai 100 euro per la doccia fredda riservata al direttore di gara) sotto i mille euro. Sarà il caso d’ora in poi di leggersi meglio i referti e di offrire buone dosi di camomilla in campo e sugli spalti: costano certamente meno degli insulti ai nostri “fischietti“.