
Dopo la prova con il Monaco, Mkhitaryan aveva esaltato le qualità della rosa. Poi per i nerazzurri quattro punti in altrettante gare e due sconfitte. Negli scontri diretti battuta soltanto l’Atalanta. Il tecnico: "Basta proclami".
L’analisi della sconfitta è partita. Un day after che lo scorso anno è stato l’eccezione (quattro in tutta la stagione e sole due in campionato) e che negli ultimi dieci giorni l’Inter ha affrontato a Firenze e Torino. Quello al Franchi pesava per le proporzioni, allo Stadium è arrivata una caduta di misura e fa male tanto quanto. Per diversi motivi, che allarmano Inzaghi. Gli scontri diretti mostrano un trend negativo: vittoria contro l’Atalanta alla terza giornata, pareggi contro Napoli, Milan e Juventus, due sconfitte contro rossoneri e bianconeri e due match clou ancora da giocare contro partenopei e bergamaschi, entrambi fuori casa. In aggiunta, i successi su Lazio e Fiorentina, ma anche un pari col Bologna.
Restando alle gare più recenti, in campionato l’Inter ha inanellato due sconfitte consecutive in trasferta, prima ancora il pareggio nel derby (ufficialmente era fuori casa anche quello) e una sola vittoria contro la Fiorentina al Meazza. Quattro punti in quattro partite. E pensare che la gara immediatamente precedente era stato il 3-0 al Monaco, un dominio totale, al termine del quale Mkhitaryan aveva definito quella nerazzurra come una squadra "ingiocabile", quando al suo meglio. Oggi il top della condizione sembra però molto lontano. Tolto il ko tecnico del Franchi, l’Inter ha sempre creato i presupposti per vincere la partita, cogliendo tre legni contro il Milan, un altro (e tante chances sprecate) nel primo tempo due giorni fa allo Stadium. Sfide in cui è mancata continuità, nel derby di Milano legata alla prima ora di gioco, in quello d’Italia a un secondo tempo nettamente sotto ritmo.
"Basta proclami, bisogna fare di più per raggiungere i nostri obiettivi", ha tuonato Inzaghi dopo la Juve. Alla vigilia aveva sottolineato che le due sconfitte contro Milan e Fiorentina in campionato erano state meritate e che bisognava fare di più negli scontri diretti. Stride così ancor di più quanto ammesso da Mkhitaryan negli stessi minuti in cui il tecnico esprimeva i suoi concetti: "A volte pensiamo di essere più forti e non siamo focalizzati", l’ammissione. Grave, se così fosse: come si può non essere focalizzati quando si sta giocando Juventus-Inter?
Nell’analisi di questi giorni, prima di Inter-Genoa di sabato (possibile turnover in previsione dei quarti di Coppa Italia di martedì 25 contro la Lazio), finirà quindi anche il fattore fisico per una squadra che ha un’età media alta, con tantissimi nazionali. Ai ricambi presi dal mercato, Inzaghi ha fatto ricorso soprattutto in Champions, pochissimo in campionato. Josep Martinez non ha praticamente visto il campo. Zielinski lo ha fatto con alterne fortune, Taremi è fermo a un gol in Serie A, dato che parla da sé. Eppure tra i titolari c’è chi non sembra assolutamente al meglio, come Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco, persino Barella contro la Juve, per non parlare dell’acciaccato Thuram alle prese con una caviglia malconcia o con Lautaro a cui l’aria da grande sfida sembra portare poca fortuna. Tre gli errori macroscopici sotto porta domenica sera e una serie di improperi a fine gara che potrebbero costargli caro se oggi il giudice sportivo dovesse ravvisare gli estremi dell’espressione blasfema.
A tutto questo andrebbe aggiunto che, tra i plastri, c’è chi stava facendo benissimo nel derby d’Italia ed è comunque uscito per far posto a Carlos Augusto. Bastoni, chiamato in panchina a metà ripresa, sapeva bene di aver giocato una grande gara fino a quel momento e non è riuscito a celare una forte delusione. Al tirar delle somme, l’Inter ha preso gol (e concesso altre due occsioni) proprio su quel lato di campo, dove la fase offensiva si è ravvivata con l’ingresso di Zalewski per Dimarco e quella difensiva ha perso improvvisamente solidità. E così anche Inzaghi è finito dietro la lavagna.
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