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Troppo calmo a bordo campo non lo è mai stato, Simone Inzaghi. In quel mondo a sé stante che è...
Troppo calmo a bordo campo non lo è mai stato, Simone Inzaghi. In quel mondo a sé stante che è la partita, il tecnico dell’Inter si immerge con il suo calderone di volti trasfigurati, urla, richiami, dal primo all’ultimo minuto. Fumantino fino a un attimo prima di presentarsi, pacato e diplomatico a prescindere dall’esito, davanti alle telecamere per le interviste di rito. Da qualche tempo, però, il gesticolare è diventato ancora più teatrale, le grida hanno guadagnato in decibel. È accaduto dopo Fiorentina-Inter, un 3-0 molto mal digerito, in cui a Inzaghi è sembrato di vedere una squadra diversa da quella condotta negli ultimi tre anni e mezzo. Trovata la stessa avversaria pochi giorni dopo a San Siro, ha impiegato giusto qualche minuto per litigare con Ranieri. Ha visto l’Inter vincere, poi perdere di nuovo contro la Juventus a Torino (mentre al tecnico interista si strappavano i pantaloni per il troppo dimenarsi), quindi ripartire coi tre punti di sabato scorso, accompagnati con un altro spettacolo nello spettacolo a bordo campo. La disperazione per la traversa di Barella, le braccia al cielo al gol di Lautaro, il sospirone al triplice fischio. Un Inzaghi in versione Conte, avversario diretto e predecessore il cui fantasma era comparso più volte nella prima stagione, quella chiusa col secondo posto a un passo dal Milan.
A vittoria conquistata, Inzaghi si è congratulato coi suoi per la prova offerta. "Lo avrei fatto a prescindere dal risultato, perché mettono tutto in campo e siamo alla trentasettesima partita stagionale. A febbraio...", ha specificato. Nemmeno il confronto col Genoa è stato una dimostrazione di forza. L’Inter ha creato palle gol, non ne ha concesse molte, ma una colossale è stata sventata da Josep Martinez sullo 0-0, uscendo a valanga su Ekuban. Tra i seggiolini di San Siro serpeggiava l’idea che potesse finire come una settimana prima, quando la sterilità offensiva aveva portato, a lungo andare, a un equilibrio rotto dal gol della Juventus. Per fortuna del tecnico, la grande differenza rispetto allo Stadium è stata che Lautaro l’ha messa dentro. La deviazione di un difensore ha preso in contropiede Leali e lanciato l’argentino verso una rabbiosa esultanza sotto la Nord, ad orecchie tappate per non sentire le critiche. Con Thuram ai box (domani proverà a farcela almeno per la panchina in vista della Lazio) e il trio Correa-Taremi-Arnautovic dalle polveri bagnate, l’attacco poggia sempre più sulle spalle del capitano.
Dal campo alla società: oggi pomeriggio ci saranno l’assemblea dei soci e un nuovo CdA. Atteso l’ingresso di Massimiliano Catanese nel board, dal quale uscirà ovviamente l’ex Ceo Alessandro Antonello.
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