Adesso si può dire veramente: è tutto oro quel che luccica in casa Inter. L’ultima notte di San Siro verròà ricordata come quella perfetta, in campo e fuori. Il contagioso entusiasmo dei tifosi, il ritorno in grande stile del bomber Martinez, la difesa bunker, il debutto di un baby talento. E ovviamente una squadra che funziona a meraviglia. Ma c’è di più: mercoledì sera Inzaghi e i suoi giocatori hanno messo in cassaforte non solo la qualificazione agli ottavi di finale, ma anche un bel gruzzolo. Già, perché la fase a girone unico della nuova Champions League è stata anche un trionfo dal punto di vista economico, con incassi record: 90.627.000 di euro, roba che può riaddrizzare i bilanci. Meglio ha fatto solo il Liverpool, con poco più di 99 milioni di euro. "Dove alleno io aumentano i ricavi, diminuiscono le perdite e si vincono i trofei", diceva il 30 settembre 2022 Simone Inzaghi rivendicando propri meriti. Riletta oggi quella esternazione, si può dire che aveva ragione l’allenatore. Capace di valorizzare il gruppo e dare un’identità di gioco. Non è un dettaglio che al suo fianco ci siano dirigenti come Marotta, Zanetti, Ausilio e Baccin, che certamente hanno contribuito al percorso di crescita dell’allenatore scegliendo i calciatori giusti nei ruoli giusti pur con zero budget. Perché se sei capace, anche la politica dei “parametri zero“ può rendere.
Detto della bontà del lavoro di tecnico e società, vanno esaltate pure le qualità dei giocatori. Con il Monaco settimo “clean sheet“ su otto partite del girone per Tann Sommer che chiude la prima fase della Champions con una sola rete incassata (a Leverkusen). E poi, nel momento che conta, quando c’è da fare la differenza, ecco Lautaro Martinez che risponde presente all’appello. Il letargo d’autunno è finito, il capitano è tornato, a modo suo: reti a raffica, in Italia e in Europa. E’ una storia che si ripete nel tempo: ogni volta che il “Toro“ viene messo in discussione risponde coi fatti. Col linguaggio del gol. Otto i centri nelle ultime otto partite (tutte giocate nel 2025), al Monaco la prima tripletta europea (come Adriano ed Eto’o) e l’onore di aver raggiunto un certo Sandro Mazzola a quota 17 reti in questa manifestazione (nessuno come loro). Così si è archiviato definitivamente il periodo buio e sono stati allontanati i “fantasmi“. "Siamo una grande squadra, meritiamo rispetto perché noi rispettiamo tutti. La Champions è un obiettivo, non ci nascondiamo", le parole dell’argentino nel post-partita. Uno che usa il “noi“ e mai l’“io“, uno che troppo spesso (e ingiustamente) viene messo in discussione quando si concede pause sotto porta. Dimenticando che è pur sempre Campione d’Italia, ma pure Campione del sudamerica e leader indiscusso di una squadra che ha ormai una consolidata mentalità europea. "Lottiamo per vincere tutto, ora pensiamo al Milan", diceva dopo il successo col Monaco. Ben sapendo che i rossoneri sono fra le vittime preferite: 9 gol in 19 gare.
Da un campione consacrato a un talento emergente: perché la serata di mercoledì ha consegnato alle cronache e alla storia del club anche l’esordio in Champions di Giacomo De Pieri, classe 2006. Da punto fermo della Primavera ai venti minuti sul prestigioso palcoscenico continentale, un bel salto in avanti per il 18enne esterno offensivo dell’under 20 di Andrea Zanchetta. L’Inter non perde tempo e così il giovane calciatore, assistito da Beppe Riso (lo stesso procuratore di Davide Frattesi) è stato “blindato“ fino al 2029. Terminerà la stagione con la Primavera, e se non resterà con la nascente U23 (disputerà il prossimo campionato di serie C) verrà mandato a “farsi le ossa“ lontano da Milano, magari fra i cadetti. Dalla Cremonese allo Spezia fino al Frosinone, gli estimatori non mancano.
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