LUCA MIGNANI
Sport

Joao Felix, piede di velluto. "Kakà un idolo da imitare. Pure l’Inter mi ha cercato ma volevo venire al Milan»

L’attaccante portoghese si presenta: "Per ora sono in prestito, vediamo come va"

L’attaccante portoghese si presenta: "Per ora sono in prestito, vediamo come va"

L’attaccante portoghese si presenta: "Per ora sono in prestito, vediamo come va"

Nel nome di Kakà. Per Joao Felix "un idolo, da sempre". Per Zlatan Ibrahimovic un paragone "che non è giusto fare, ma sì, me lo ricorda. Entrambi fluidi, dinamici. Ricardo era più concreto, a Joao piace di più fare i “giochini“. Però gliel’ho detto: Natale arriva una volta sola, il gol con la Roma è stata una magia e lui è così, ma con l’Empoli doveva chiudere la partita".

Di fatto, il 25enne arrivato in prestito secco dal Chelsea ("ma se farà bene tutto è possibile", Ibra dixit) è all’ennesimo bivio di una carriera tra un’etichetta e l’altra: da enfant prodige dal talento purissimo a flop, schiacciato dal peso dei quattrini investiti e dalle conseguenti aspettative. È stato nientepopodimeno che il giocatore portoghese più caro della storia: 126 milioni versati dall’Atletico al Benfica nel 2019, più dei vari passaggi di Cristiano Ronaldo tra Manchester, Madrid e Torino. In patria, in Youth League, riuscì a stendere il Real con una doppietta, mentre in prima squadra, non ancora 20enne, aveva segnato 15 gol solo in campionato (mai più in doppia cifra) e vinto la Nations League con il Portogallo, prima di approdare alla corte di Simeone.

"Nessuno è più importante della squadra", il messaggio finale mandato dal "Cholo" a Joao. Che nel frattempo aveva già assaggiato il Chelsea (prima partita: espulsione. Seconda: gol) e che poi ha fatto un anno anche a Barcellona: "Qui sì che si gioca come si dovrebbe. Uno o due tocchi e via. Per gli avversari è più difficile difendere se attacca una squadra intera, piuttosto che solo un giocatore", la risposta (indiretta) del portoghese. Niente fiori d’arancio neanche qui, però. Così ancora Chelsea, acquistato quest’estate a titolo definitivo per 52 milioni, prima del nuovo prestito ai rossoneri: "Non ci manca, è felice al Milan e siamo felici per lui", la recente dichiarazione di Maresca sul giocatore, spesso “panchinato“ in Premier ma che in Conference League ha segnato 4 reti in 5 gare.

Felice, comunque, resta la parola chiave. Il duttilissimo attaccante lo ha dimostrato in queste due prime partite. E lo ribadisce a parole, nel giorno della presentazione a Casa Milan: "Per ora qui mi piace tutto e se ci fosse la possibilità di restare ne sarei felice". E il Diavolo è sempre più portoghese. Con "Leao, tra i primi a chiamarmi per chiedermi se era vera la possibilità che arrivassi. Poi ci siamo sentiti spesso, c’è feeling fuori dal campo e vogliamo portarlo anche in campo, penso si sia già visto". Con "Conceiçao: mi ha parlato chiaro e mi ha convinto". Nonostante in corsa ci fosse anche l’Inter: "Sì, il mio agente (Mendes) mi aveva informato, ma avevo già iniziato a trattare con il Milan e la mia idea è sempre stata quella di venire qui". Anche per comporre il poker d’assi insieme a Pulisic, Gimenez e Leao.

Il dubbio è solo uno e relativo all’equilibrio. Ibra ha le idee chiare: "Basta che difendano e possono giocare tutti insieme. Ma decide l’allenatore. Al Milan ci sono state tante leggende, ma nessuna con la certezza del posto in squadra: spero che diventi una leggenda anche Joao". Parole che vanno oltre qualche mese di prestito. Il giocatore annuisce, in linea su futuro e presente: "Schierare quattro attaccanti non significa che non ci sia difesa. Quando c’è da difendere, lo facciamo anche noi. Con l’Empoli, nel secondo tempo, è stato così: abbiamo difeso bene e attaccato bene". Conceiçao, nel sentire queste parole e ragionando sulla sfida col Feyenoord di domani, alle 21 a Rotterdam, avrà sorriso.

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