Dall’inattesa gioia datata Next Gen di Milano 2019 all’apotesosi di Coppa Davis a Malaga, dalla prima grande sfida contro l’australiano De Minaur all’ultimo successo contro l’olandese Van de Zandschulp. Ora che Jannik Sinner è lì sul tetto del mondo, numero uno del ranking e trascinatore degli azzurri nella più importante manifestazione riservata alle nazionali, la mente torna indietro nel tempo, laddove tutto cominciò.
Cinque anni fa, primi giorni di novembre. Non era ancora un campione affermato il ragazzo di San Candido, ma per addetti lavori e tifosi un talento emergente che incuriosiva e comunque già entusiasmava. E quando il capoluogo lombardo ospitò nel Palalido appena “restaurato“ la terza edizione delle “Next Gen Atp Finals“, quelle sensazioni divennero certezze, perché i 4500 appassionati che ogni giorno erano lì ad assistere allo spettacolo ci misero poco a capire che quel giovanotto con i capelli rossi, timido ma sempre sorridente e disponibile, avrebbe avuto un futuro. Il “torneo dei maestri“ (quello vinto poche settimane fa da Sinner a Torino) era ancora lontanissimo, ma il 18enne Jannik da quell’indimenticabile autunno cominciò il suo meraviglioso percorso che lo ha portato ad affacciarsi dal balcone della nobiltà di questo sport.
E pensare che a quell’evento il tennista azzurro (novantacinquesimo nel ranking dopo aver iniziato la stagione fuori dai primi 500 delle classifiche mondiali) ci arrivò grazie ad una wild-card e fra gli otto partecipanti non era certamente il favorito. Partita dopo partita le sue giocate esaltavano e quando il 9 novembre Sinner si trovò in finale De Minaur (che in quel momento era il diciottesimo al mondo) demolendolo nei tre mini-set (4-2, 4-1, 4-2) in un match senza storia, ci fu la percezione fra i (fortunati) presenti che di fronte non c’era solo un bravo tennista, ma un vero e proprio “predestinato“ capace di far innamorare un palazzetto, una città, una nazione intera. Perché non ti porti a casa il titolo di miglior Under 21 del mondo (succedendo nell’albo d’oro a Stefanos Tsitsipas) se non hai delle qualità speciali.
Sinner cominciò a spingere su ogni palla che passava dalle sue parti, impedendo al suo avversario, che sin lì aveva fatto della difesa la sua forza, di preparare qualsiasi tipo di contromisura. Diritto e rovescio devastanti, faceva impressione vedere dal vivo come l’altoatesino stesse prendendo a pallate un avversario (sulla carta) più forte ed “esperto“ di lui. Concentrato su ogni punto, aggressivo dall’inizio alla fine, glaciale nella gestione dei colpi decisivi, concreto e diretto con le parole dopo il trionfo. Oltre all’immensa facilità di gioco da entrambi i lati, il coraggio e la freddezza furono gli elementi che avevano caratterizzato quella settimana stratosferica. Cammino incredibile senza sentire la pressione e vittorie contro avversari più titolati come l’americano Frances Tiafoe e lo svedese Mikael Ymer nel girone e il serbo Miomir Kecmanovic in semifinale, prima del faccia a faccia con De Minaur. "Un sogno, non mi fermo", disse incredulo e con un pizzico di commozione Jannik al momento della premiazione. Milano impazzì per il nuovo fenomeno capace di imporsi in un contesto così prestigioso a soli 18 anni e tre mesi, il futuro in realtà era già presente e un lustro dopo sembra quasi una normalità la consacrazione del giovanotto che aveva cominciato nel challenger di Ortisei scalando rapidamente le classifiche mondiali.
La prossima settimana, prima della partenza per gli Emirati, Jannik passerà da Milano per il Gala della Fitp. E magari si affacceràin zona piazzale Lotto. Proprio là, dove fu scritto il primo capitolo di una favola meravigliosa.
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