Nelle scene al triplice fischio sotto le rispettive curve ci sono tutti gli umori di Inter-Juventus a fine partita. Gioiosi, col naso all’insù, i bianconeri che applaudono i tifosi al terzo blu di San Siro, dove stavano assiepati quelli che, nel silenzio del resto del Meazza, hanno urlato al secondo centro di Yildiz. Testa bassa, invece, tra i protagonisti nerazzurri. Non c’è contestazione, al contrario: ci sono applausi per aver provato a dominare la partita, persino su un 4-2 che avrebbe suggerito altro atteggiamento, più prudente, meno aperto alla beffa che si è poi materializzata.
Lo spettacolo, come ha fotografato Inzaghi, non può che far piacere più ai neutrali che alle parti in causa. Nella prova del Meazza c’è l’identità “giochista“ dell’Inter di Inzaghi, tanto quanto sono evidenti gli errori, talvolta marchiani. L’analisi al video di quanto accaduto avverrà oggi, visto che ieri erano assenti giustificati Martinez, Calhanoglu e Sommer, a Parigi per il Pallone d’Oro. Oggi si lavorerà sugli errori e sulla preparazione di Empoli–Inter, gara in cui si dovrà metter mano alla prestazione senza poter stravolgere granché la formazione. Il già citato Calhanoglu non dovrebbe esserci, vale lo stesso per Acerbi, mentre Carlos Augusto si rivedrà dopo la prossima sosta per le nazionali e Asllani è andato in panchina domenica, ma continuando a non essere al meglio. Questo significa che alcuni dei maggiori indiziati per le critiche (costruttive, ci mancherebbe) in sede di analisi interna saranno ancora titolari in Toscana.
La rosa lunga, quel vantaggio che l’Inter poteva sventolare nei discorsi sulle favorite, oggi non sembra così evidente. Con Acerbi che marca visita, De Vrij si conferma un cliente tosto nei corpo a corpo (Vlahovic segna ma poi viene cancellato dal campo) tanto quanto capace di vanificare tutto in un attimo, con una lettura sbagliata, un movimento in ritardo, un’amnesia da spina staccata. Il meno esperto Bisseck, che ha dalla sua pregi e difetti della gioventù, non è equiparabile per curriculum e livello a Pavard, che con la Juventus viene fatto sedere in panca per evitare un possibile secondo giallo, ma è così assente nel momento in cui c’è da metterci quel quid in più che il francese ha dalla sua.
Il discorso, ed è quel che Inzaghi ha già espresso dopo il 3-2 all’attivo di Udine, è ovviamente d’insieme e non di singolo reparto. Zielinski che segna due volte dal dischetto ma perde completamente il contatto visivo con Weah facendolo segnare dall’area piccola. O Frattesi che va in uscita sbagliando completamente i tempi e spalancando la porta per l’azione del 4-4.
Piccoli e grandi mancanze, messe assieme portano a numeri che non sono da bis scudetto, se non verranno raddrizzati in fretta. L’Inter dello scorso anno aveva concesso nove gol in tutto il girone d’andata, oggi è a tredici e duella col Napoli da cinque reti al passivo (tre col Verona e ben sei clean sheet all’attivo) e con la Juve che ne ha altrettanti avendone presi quattro tutti assieme a Milano. Prima del derby d’Italia, Di Gregorio aveva raccolto il pallone dalla porta soltanto per il rigore di Marin contro il Cagliari.
Le contromosse di Inzaghi saranno un’analisi ancora più attenta degli errori commessi e qualche ritocco, infortuni permettendo. Frattesi dovrebbe tornare dal 1’, così come Darmian, mentre davanti potrebbe riposare almeno uno tra Thuram e Lautaro per affidarsi al più fresco Taremi.
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