
Lukaku
Milano, 3 settembre 2019 - Ancora razzismo. Ancora ululati. Ancora il colore della pelle. Quella vista alla Sardegna Arena domenica sera durante Cagliari - Inter sembra una scena fuori dal nostro tempo: rigore per gli ospiti, Lukaku sul dischetto, la curva rossoblù di fronte a lui. Maresca fischia, il numero nove trasforma il penalty e da alcuni pseudo-tifosi avversari piovono i buu. Eppure di episodi simili, il nostro calcio è tristemente costellato: prima Matuidi, poi Kean e Koulibaly, solo per citare gli ultimi bersagli di qualche ignorante. Per Kean tra l'altro c'è la coincidenza che l'episodio si svolse sempre a Cagliari. L'ultimo a scontrarsi con una piaga fin troppo presente negli stadi italiani è stato l'attaccante nerazzurro, che ha affidato al suo profilo Instagram, a distanza di qualche ora, le parole su quanto accaduto: «Molti giocatori nell'ultimo mese hanno subito insulti razzisti.
È successo anche a me. Il calcio è un gioco amato da tutti e non dovremmo accettare alcuna forma di discriminazione che possa far vergognare il nostro sport. Spero che le federazioni di tutto il mondo reagiscano con forza in merito a ogni caso di discriminazione. I social media devono funzionare meglio, così come le società, perché ogni giorno si leggono commenti razzisti sotto i post di persone di colore. È il 2019, e invece di andare avanti stiamo andando indietro». Le reazioni sono ferme e di condanna da parte di tutti: istituzioni, media, Giustizia sportiva e club. Il Cagliari stesso, nella giornata di ieri con un comunicato ufficiale ha ribadito «Una volta di più l'intenzione di individuare, isolare ed estromettere dalla propria casa gli ignoranti, anche fosse uno soltanto, che si rendono protagonisti di gesti e comportamenti deprecabili e totalmente agli antipodi dei valori che, con determinazione, il club porta avanti». Parole giuste e condivise in modo universale, ma che devono essere sostenute da un sistema che prenda provvedimenti rigidi ed intransigenti ogni volta.
E senza sconti. Perché le parole di Martin Luther King valgono anche quando si tratta di calcio. E anche il calcio può insegnare a «Vivere come fratelli, per non perire come stolti». Intanto la Fifa prende posizione duranente su quanto successo: «Il razzismo non ha posto nel calcio». Così, in una nota, la Fifa condanna l'episodio di razzismo che ha visto coinvolto ieri il calciatore dell'Inter. «La Fifa esorta tutte le federazioni associate, i campionati, i club e i tribunali sportivi ad adottare le procedure previste, nonché tolleranza zero nei confronti degli episodi di razzismo nel calcio, e di applicare le severe sanzioni previste in casi simili», a cominciare dallo stop delle partite. E la Lega calcio annuncia una iniziativa speciale: una squadra contro il razzismo composto da un giocatore designato da ogni singolo club.