
Il veterano austriaco non ha più 90 minuti nelle gambe, ma le sue doti balistiche potrebbero essere utili anche nello scontro col Napoli: "Andiamo lì per i 3 punti". Intanto la procura federale cerca l’audio della presunta bestemmia di Lautaro.
Un ricamo. Un sinistro al volo, da fuori area, sull’evoluzione di un calcio d’angolo di Dimarco, allontanato dalla difesa laziale. Una conclusione perfetta, secca, che lascia il portiere senza parole. Quindi l’esultanza, come se nulla fosse, con quella consapevolezza che non ti aspetteresti. A dire il vero non è l’unica sorpresa quando si parla di Marko Arnautovic. In primo luogo, non è cosa di tutti i giorni ritrovarsi un centravanti di oltre un metro e novanta così lontano dalla porta sull’evoluzione di un corner. Quindi, c’è il curriculum. Due Scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa, soprattutto la Champions League del 2010. Il classe 1989 di Vienna, calciatore dell’anno del suo Paese nel 2018, è l’unico superstite in maglia nerazzura di quel Triplete. Non giocò molto a dire il vero, tre presenze in tutto, e da allora ha vestito le maglie di Werder Brema, Stoke City, West Ham, Shanghai e Bologna. Però la storia chiama, e lui se la riprende proprio all’ombra della Torre degli Asinelli, con 24 reti in due stagioni.
Che l’impresa di una notte non cambi il percorso. Arnautovic, alle porte dei 36 anni lo si può dire, non ha rispettato le attese di inizio carriera. E anche il secondo matrimonio con l’Inter, sino ad oggi, non è andato come doveva. C’è chi fa notare come ormai fatichi a reggere i novanta minuti, tuttavia pur segnando solo quattro reti in stagione, è sempre stato decisivo muovendo i risultati con Stella Rossa, Udinese, Fiorentina e, appunto, Lazio. Complessivamente, alle spalle di Lautaro e Thuram, meglio certamente di Mehdi Taremi, parso in difficoltà anche nel match di Coppa Italia con i capitolini. Essere decisivo il suo servizio, chiaro anche nelle parole di fine gara: "Il valore di questo gol? Quel che conta per l’Inter conta anche per me. La cosa più importante è aver vinto la partita, siamo molto contenti". Non era scontato, nella settimana che porta al Napoli, con la ferita ancora fresca del ko con la Juventus, con in campo una squadra forzatamente zeppa di riserve. Alternative che, in attacco, sono state la vera dannazione per Simone Inzaghi in questa stagione. Ed è proprio il tecnico a spiegare l’ennesima intuizione tattica: "Se la Lazio teneva giocatori alti, sulle palle inattive doveva uscire e così è stato. Sappiamo delle qualità balistiche che ha, l’abbiamo messo lì apposta". Un battitore libero, con la testa totalmente in direzione partenopea: "Obiettivo? Vincere, siamo l’Inter e andiamo con questo pensiero da qualsiasi parte. Il Napoli è forte e da rispettare, ma andremo là per cercare di vincere".
Al Maradona, credibilmente, Marko Arnautovic non sarà protagonista. Simone Inzaghi attende la ThuLa, e le ultime dalla Pinetina sono positive su Marcus Thuram, che nella seduta post Lazio ha lavorato per metà in gruppo e metà individualmente, con giornata chiave fissata per oggi, con il francese atteso al ritorno in pianta stabile in gruppo. Ma l’austriaco ha risposto presente, e oggi anche a gara in corso può essere più utile di Taremi e Correa, probabilmente nessuno se lo sarebbe atteso ad inizio stagione quando la società cercava di scaricare il suo oneroso contratto. E se da Roma piovono polemiche sulla regolarità della rete di Arnautovic (che però l’Aia ha certioficato come regolare), sempre dalla capitale arrivano inattesi aggiornamenti sul “caso Lautaro“. Dopo il mancato pronunciamento del giudice sportivo, la Procura federale avrebbe aperto dieci giorni fa un’indagine sulla presunta espressione blasfema pronunciata dall’attaccante argentino al termine della sfida dell’Allianz Stadium, vinta dai bianconeri. Il procuratore federale Giuseppe Chiné starebbe cercando di ottenere l’audio dell’episodio per valutare se ci siano gli estremi per portarlo a processo e chiedere una squalifica. Credibilmente di una giornata. Non è ancora finita.
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