
Martina Fumagalli vive a Introbio. In bacheca tre titoli italiani nel 2021, 2022 e 2024
Il nonno correva in bici. Anche papà correva in bici. "La vena ciclistica ce l’ho in famiglia, ma la passione vera me l’ha fatta venire la bimba che mia nonna seguiva. Lei aveva 6 anni, un anno in più di me e quando ha iniziato ad andare in mountain bike io l’ho copiata. Era l’amichetta più grande e la copiavo". Poi, però, la ’compagna di pedalate’ ha smesso dopo un paio d’anni. Martina Fumagalli, invece, ci aveva preso gusto. E dalla sella non è più scesa. Fino ad arrivare al top: tre titoli italiani, l’ultimo da difendere nella stagione che sta per presentarsi al cancelletto di partenza, e il ruolo di “veterana“ nel team DownhillHer, la prima squadra al mondo di downhill formata esclusivamente da donne. Dirigente compresa. Sponsor Honda, bici Santa Cruz. Per dimostrare che "anche noi donne ce la caviamo eccome negli sport estremi".
La base è a Introbio, borgo incastonato al centro della Valsassina. "Nella via dietro a quella di casa mia", perché la squadra, come la società sportiva per cui sono tesserate, la BMT Valsassina, "sono la mia seconda famiglia". Anche se non è stato sempre tutto rose e fiori. "A 17 anni mi è venuta la nausea delle bici – confessa –, forse per stanchezza, per 11 anni ho vissuto solo per il cross country e il ciclocross. Non salivo più nemmeno sulla Graziella per andare a prendere il gelato con gli amici". Ma quando, pochi mesi dopo, l’hanno chiamata come modella per un servizio fotografico sulle bici, "appena sono salita su una bici da downhill mi si è riaccesa la passione". Spinta anche dal suo compagno Michele, ex pilota di motocross e ora ciclista ’gravity’. E così è iniziata la sua seconda vita da atleta: "Il primo anno l’ho presa un po’ come veniva, ma nel 2018 puntavo già al titolo italiano". Poi è arrivato Covid che ha cambiato i piani e "nel frattempo è nata Vittoria". Ma il passeggino non ha certo sostituiti la bici. Anzi, Martina è tornata più agguerrita che mai. E al rientro alla normalità dopo la pandemia e la maternità, nel 2021 ha messo in bacheca il titolo italiano, "il mio primo titolo in carriera, da mamma". Bis l’anno successivo, poi una “pausa“ per colpa di un infortunio e il ritorno in maglia tricolore nel 2024. "Forse è anche un po’ merito di Vittoria, perché con lei vivo ancora lo sport con l’atteggiamento e lo sguardo di una bambina". L’allenamento, duro, che "è divertimento", la bici che è "uno stile di vita".
E anche la paura. Perché il downhill chiede anche coraggio. Tanto. Scendere in velocità su terreni sconnessi, tra radici, cunette, salti, alberi è “only the brave“. Ma "quando nel 2023, in allenamento, ho preso una botta paurosa, ho dovuto rallentare, mi sono presa una pausa perché mi rendevo conto che avevo sempre un po’ di freno tirato. Il cervello aveva bisogno di dimenticare quel dolore". Il reset, una stagione per tornare al top, è la scorsa stagione il ritorno sul trono. Ma a 31 anni "sono quasi al termine del percorso". Martina non si nasconde, "farò ancora quest’anno le gare, si comincia il 2 maggio e l’obiettivo è superarmi. E difendere il titolo. Chi tempo di più? Non ho paura delle avversarie, anche perché nel nostro sport il tuo primo avversario è il tempo". E poi "io la paura la affronto sempre a muso duro". Mentre per il futuro, "il mio piano B dopo le gare sarà continuare ad andare in bici e magari accompagnare mia figlia alle sue, di gare. Poi c’è il sogno di fare, e vincere, un Mondiale. Ma quello è un sogno che mi tengo lì nel cassetto".
Continua a leggere tutte le notizie di sport su