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Christian Pulisic, 26 anni, attaccante del Milan con cui di recente ha conquistato la Supercoppa Italiana
Ripartire. Non resettare. Il ricordo deve essere vivo, la compattezza quella mancanza che si fa necessità. Divisi, ovvero persi nel culto dell’individualità, si va incontro alla cronaca del presente: Champions League finita, undici milioni di euro volati via, la prossima da inseguire con poche garanzie di riuscita. Il messaggio è recepito, almeno da Christian Pulisic, nella dichiarazione rilasciata tramite il profilo X del Milan: "Non ho mai litigato con il mister e non ho mai chiesto di andare via. Io sto benissimo al Milan e voglio continuare a vestire questa maglia. Leggere queste bugie è inaccettabile, ma continuiamo a rimanere tutti uniti e a lottare insieme sul campo, per il Club e per i nostri tifosi".
La scossa per questo finale di stagione deve arrivare anche da lui. Contro il Feyenoord c’è stato il sacrificio, in un match differente sarebbe rimasto a guardare. E a recuperare. Il resto spetta a Sergio Conceição, quando la condizione sarà ottimale. Serve in primo luogo trovare equilibrio lì davanti. Leao, che nonostante tutto segnali di impegno li ha offerti, è padrone della fascia sinistra. Gimenez, al centro, ha impattato nel giro di pochi giorni più di Morata in sei mesi. Dietro sta a Reijnders trovare accordo tra le linee. La destra deve essere la prateria del numero 11, magari trasformando Joao Felix in un’opportunità a gara in corso.
Non c’è tempo per impostare il tutto, però ci sono le certezze. Per Pulisic, parlano i numeri: quattro reti e un assist in Champions League, sei e sei in campionato, senza dimenticare il clamoroso rendimento in Supercoppa, contro la Juventus come con l’Inter. In tutto 19 goal che portano il suo nome, da marcatore o da suggeritore. Nessuno come lui, anche se il meglio lo si è visto con Paulo Fonseca in panchina. Migliorando il bottino della scorsa annata, ecco il jolly che potrebbe riportare i rossoneri nell’Europa che conta. Dipenderà, come detto, da Sergio Conceição, che tornerà a parlare oggi alle ore 13 a Milanello in vista di Torino-Milan delle 18 di sabato (sold out in arrivo).
Il tecnico portoghese incassa la smentita del suo giocatore e anche la fiducia del club. Che è nelle parole, ma anche e soprattutto nei comportamenti. La presenza di Ibrahimovic ad aprire il doloroso dopogara di Milan-Feyenoord lascia il segno, perché non ha precedenti. Non capitò con Stefano Pioli, dopo la debacle in Europa League con la Roma. E non successe certamente con Paulo Fonseca, lasciato solo anche nella controversa notte dell’esonero. Chi è vicino al Senior Advisor rossonero conosce la fiducia riposta nel tecnico, e nei suoi modi di operare. Ora sta a lui invertire la rotta, partendo da Christian Pulisic.
Ieri, nel frattempo, Matteo Gabbia è tornato sul caso Theo: "Ha chiesto scusa al gruppo, ma non doveva nemmeno farlo, so quanto tiene al Milan".
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