Ha qualcosa da recriminare il Monza, e non sono solo i risultati. Quel qualcosa risponde a due fischi arbitrali che indubbiamente danno un volto diverso alla settimana e di conseguenza al momento, che tra Bergamo e il Milan avrebbe potuto beneficiare di una spinta non indifferente. Invece i sogni e le ambizioni brianzole, almeno per ora, hanno dovuto fare i conti con le decisioni del direttore di gara Piccinini mercoledì e Feliciani sabato sera. Due nomi che stonano con il buonumore di Sandro Nesta, uno di quelli che ai suoi tempi viveva di contatti e spallate, di fisico e furbizia, che oggi vede il suo faticoso lavoro infrangersi contro metodi non aderenti al suo calcio: "Questi gol li devono dare - commenta visibilmente nervoso in conferenza stampa -. Dopo la partita contro l’Atalanta ci è arrivato un messaggio di scuse per l’errore, son passati due giorni e un altro sbaglio: adesso non vogliamo messaggi".
Il riferimento dell’allenatore monzese è a una comunicazione dei vertici dell’AIA arrivata alle figure apicali della società brianzola. Nesta continua così: "Il calcio lo stiamo rovinando, basta mezzo contatto per il fallo e noi dobbiamo salvare questo sport, renderlo credibile. Non si può fischiare ogni secondo, la gente che viene vuole divertirsi. E poi, a cosa serve il Var? Allora torniamo a quando non c’era...". L’ex difensore di Milan e Lazio va poi nello specifico: "Io credo che il regolamento sia folle. Il difensore deve giocare con le mani dietro, basta un minimo contatto ed è rigore. Ma non va bene così, il calcio è diventato troppo complesso e non è il calcio a dover adattarsi al regolamento ma il contrario. Questa roba non esiste. Perchè in Inghilterra è bello il calcio? Perchè si danno qualche legnata ma va bene, si gioca. Qui se tocchi un’unghia è rigore". Lo sfogo del tecnico arriva dopo quello di Alessandro Bianco. Tra i protagonisti del match è stato fra i portavoce dello spogliatoio dopo la sconfitta di sabato sera: "L’episodio fa rosicare, spero però che la classe arbitrale ci possa spiegare il motivo per cui il gol del vantaggio è stato annullato. A Bergamo non capivamo e nessuno ci ha saputo dare una valida spiegazione, e così anche sul gol di Dany Mota: noi non protestiamo però vogliamo dei chiarimenti". La voce del centrocampista, pupillo del tecnico che lo aveva già allenato la scorsa stagione in B alla Reggiana, è quella che meglio spiega anche il periodo sul campo: "Ancora non mi spiego lo 0-1 a fine primo tempo. Dovevamo stravincere noi". E allora andiamo al dunque di una classifica che non vede i biancorossi decollare come sperano da settimane: bene contro le grandi - a proposito di queste, grida ancora vendetta il frame di Pessina verso la porta contro l’Inter - e qualche punto lasciato qua e là tra Genoa e Venezia soprattutto.
Non è mancato il gioco, pur dovendo tenere conto da mesi di qualche defezione di troppo relativa all’ infermeria. La pecca resta aver concretizzato meno di quanto si è creato sotto porta, lasciando che il cronometro e le fatiche arrivassero a stravolgere il ritmo del campo. Come risalire? Intanto partendo dalle certezze: il ritorno in grande stile di Maldini, brillante in campo e meno a tu per tu con Maignan sabato sera, quindi la crescita degli esterni Pedro Pereira e Kyriakopoulos, in attesa del rientro in pianta stabile di Birindelli, quindi la possibilità di dare vivacità in mezzo con Bianco oltre a Pessina e Bondo, e la solita solidità difensiva. Caratteristiche di una squadra che può fare quello che Galliani definisce un "capolavoro" di salvezza.
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