
Dal 1° luglio, i contratti di apprendistato per giovani calciatori richiederanno il loro consenso, grazie all'intervento dell'Antitrust.
Dal prossimo 1° luglio (e grazie al provvidenziale intervento dell’Antitrust) le società non avranno più il diritto di stipulare contratti di apprendistato con i “giovani di serie“ senza il loro consenso. Purtroppo la norma non è retroattiva (quindi i calciatori contrattualizzati unilateralmente prima di quella data resteranno vincolati al club professionistico per il quale sono già tesserati anche se volessero fare una scelta differente per la prossima stagione) ma per la gran parte dei giocatori di età compresa fra i 14 e i 19 anni ci sarà più libertà grazie a questa nuova versione delle Noif approvata dal Consiglio Federale della Figc nel mese di gennaio.
La stipula del contratto di apprendistato, infatti, è subordinata a una espressa "manifestazione di volontà" da parte dell’atleta, senza la quale, alla scadenza del vincolo sportivo, il giocatore è libero di proseguire altrove il suo percorso calcistico. Una novità non da poco rispetto a quanto era stato stabilito un anno fa, quando, in aggiunta al vincolo di durata biennale ammesso dalla normativa vigente, veniva offerto alle società calcistiche il diritto di imporre proprio ai calciatori “giovani di serie” il contratto di apprendistato della durata massima di tre anni, a prescindere dalla volontà dei giocatori stessi.
Di fatto si volevano tutelare le società che investono sulla formazione dei talenti, in risposta all’abolizione del vincolo sportivo prevista dalla Riforma dello sport e poi prorogata fino al 30 giugno 2025. In seguito l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, dopo rilievi espressi nel corso di diverse audizioni con la Federazione stessa, le Leghe Professionistiche e l’Associazione Italiana Calciatori, ha invitato la Figc a fare un passo indietro. Il problema resta, quindi, per quei calciatori che sono stati tesserati tra il 2024 e il 2025, durante la fase in cui era in vigore il contratto unilaterale. Una cinquantina in tutta Italia, che rimarranno vincolati fino al 2027 in forza di una norma comunque superata. Possono però impugnare il contratto e ricorrere al giudice ordinario, davanti al quale potranno citare l’azione di “moral suasion“ dell’Antitrust a proprio favore.
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