"In Italia c’è chi trova il modo di governare anche col 2%. E c’è chi non viene eletto e vuole governare. In un anno e mezzo di presidenza del Crl ho avuto riconoscimenti e attestazioni di stima a livello nazionale e regionale. Forse è una buona ragione per votarmi. Evidentemente non ho venduto pentole: bisogna mettere i contenuti sul tavolo, non solo slogan e urla". Così Sergio Pedrazzini che si ricandida alla guida del Comitato Regionale lombardo. Ritorno al voto per circa mille società (previsto, sembra, il 15 marzo): il 14 settembre scorso le urne avevano decretato la sua vittoria e conferma, ma anche l’elezione di 12 consiglieri su 13 della lista concorrente di Valentina Battistini. "Il meccanismo cambierà. Ci sarà un premio di maggioranza, oltre a una maggior telematicità. Il regolamento di allora aveva generato caos. Si poteva andare oltre, ma non c’erano i presupposti".
Cosa è successo dopo le scorse elezioni?
"I 12 consiglieri hanno chiesto le mie dimissioni, c’è stata un’auto-proclamazione contro le norme federali, un esposto al tribunale del collegio di garanzia del Coni: mi accusavano di tenere bloccate le attività di consiglio e ho dovuto difendermi in tribunale, vincendo. Se mi fossi dimesso subito sarebbe scattato il commissariamento. Hanno toppato, mi sono state fatte pressioni in un senso e in quello contrario. La libertà di potermi esprimere era un po’ limitata... Per me sedersi a un tavolo per fare un piano programmatico insieme non sarebbe stato un problema, ma non c’era la volontà, da parte di chi non era stato eletto, di riconoscere l’espressione di voto delle società. Anzi, un continuo avanti e indietro che avrebbe portato a uno stallo per un quadriennio".
Come cambierà la squadra?
"Avevo vinto, ma avrei messo a disagio le società vista la mancanza di sintonia con quel consiglio. Questione di senso di responsabilità, così come per la mia squadra. Alcuni hanno lasciato spazio ad altri. Alcuni rimarranno per lo stesso concetto: è stato chiesto loro dalle società dei rispettivi territori. Alla base ci saranno passione, competenza e capacità di aprirsi al contraddittorio: servono la voglia e la capacità di mettere il senso critico sulle decisioni. Servono figure non meramente operative, ma di personalità".
Il programma sarà rinnovato?
"Ripartiamo sostanzialmente da quello presentato pochi mesi fa. La novità maggiore riguarda l’obiettivo di costituire un osservatorio regionale. Lo faremo, ma gli osservatori saranno locali: ogni consigliere e delegato costituirà con le società locali mini-assemblee e momenti di confronto. Le situazioni territoriali sono diverse così come le province: più utile partire dalla base in merito a problematiche e iniziative, per poi renderle regionali o nazionali. Bisogna portare sui tavoli giusti le istanze per migliorare, serve competenza ma anche ascolto a partire dalla base".
Quali sono le urgenze?
"In primis le fasi finali dei campionati e i playoff: gli aspetti regolamentari devono essere definiti. Poi la programmazione della prossima stagione. Ci vuole un confronto con le categorie per un orientamento pluriennale sull’impiego dei giovani: non si possono abbandonare perché è stato tolto il vincolo. Dopo la riforma, bisogna semplificare ed emendare, battere il chiodo con le istituzioni in ottica di miglioramenti e adeguamenti sulle agevolazioni: su impiantistica, calcio di base, credito di imposta sulle sponsorizzazioni, recupero Iva sugli acquisti, sostegno del volontariato. L’Articolo 33 riconosce il valore dello sport nella nostra costituzione, ci sono tante norme che lo stato può mettere per dare valore anche dal punto di vista economico al nostro movimento".
Il 3 febbraio sarà eletto consigliere federale.
"Sì, i presidenti regionali mi hanno riconosciuto come loro referente. Ho già ringraziato e chiarito: la mia priorità è il Crl".
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