ALESSANDRO LUIGI MAGGI
Sport

Piovono fischi sulla vittoria. Il Diavolo rialza la testa ma snobba la curva Sud. Cardinale “scomunicato“

Prosegue la contestazione dei tifosi alla società per la "gestione scellerata". Canti per spingere la proprietà a vendere il club, poi il gesto della squadra. Il presidente Scaroni getta acqua sul fuoco: "Però una coppa l’abbiamo presa".

Prosegue la contestazione dei tifosi alla società per la "gestione scellerata". Canti per spingere la proprietà a vendere il club, poi il gesto della squadra. Il presidente Scaroni getta acqua sul fuoco: "Però una coppa l’abbiamo presa".

Prosegue la contestazione dei tifosi alla società per la "gestione scellerata". Canti per spingere la proprietà a vendere il club, poi il gesto della squadra. Il presidente Scaroni getta acqua sul fuoco: "Però una coppa l’abbiamo presa".

Quando al fischio d’inizio manca meno di mezz’ora, il terzo anello della Nord è un ribollire di tifo comasco. Di fronte, nel cuore della Sud, uno striscione in mezzo al nulla ricorda che questo è San Siro, non il Sinigaglia. "Solo per la maglia", recita. Il bandierone con l’anno di fondazione, comparso con la Lazio, è mestamente arrotolato poco sopra. Verrà sventolato solo dopo. Inizia da qui il racconto di un’altra notte di contestazione. Non manca il Milan, manca il milanismo. E qualcuno aggiungerebbe "non da oggi". Fuori dalla cattedrale meneghina un gruppo arrivato dalla Bulgaria si fa fotografare festante, poco oltre ci si interroga sullo stemma monocromatico. Non piace. E la curva? Ribadisce la protesta entrando quindici minuti dopo il calcio d’inizio. "Vi abbiamo sostenuto SEMPRE, anche quando a Bergamo perdevate 5-0 oppure quando sull’1-5 per il Sassuolo la gente abbandonava San Siro al 60°", rivendica uno stralcio del comunicato, e il bersaglio è ben specificato ancora, come se ce ne fosse bisogno.

"Non ne abbiamo mai fatto una questione solo di risultati, ma soprattutto di atteggiamento. Vogliamo vedere TUTTI impegnarsi, sacrificarsi e remare dalla stessa parte! Fermo restando che i risultati di oggi sono figli principalmente della sciagurata gestione societaria...". Il presidente Paolo Scaroni, più sotto, davanti alle telecamere, gioca su equilibri incerti: "Una stagione che ha deluso i nostri tifosi e anche noi. E ci stiamo facendo delle domande sul futuro: come far sì che il futuro sia migliore". Poi però rivendica: "Mi piace ricordare che una bella coppa ce la siamo portata a casa, non è stata una stagione solo negativa. E non la consideriamo chiusa: la Champions è molto lontana, ma continuiamo a combattere". Meglio parlare dello stadio che sarà: "Siamo tornati alla proposta del 2019, costruirne uno con l’Inter, il migliore d’Europa, qui a San Siro. Abbiamo presentato un’offerta per comprarlo con le aree circostanti, e partire con il nostro progetto. La palla è in mano al Comune che deve rispondere al documento. Sono ottimista, vedo anche nel sindaco Sala una grande volontà di lasciare a Milano una meravigliosa infrastruttura di cui la città ha bisogno". Intanto, le anime annunciate dal club sono 74.800, cinquemila arrivano dal Lario. Li percepisci anche sparsi in tribuna, per loro è una festa, richiama anni gloriosi per chi pochi anni fa si interrogava se poter fare la Serie D o meno.

Il match inizia, il Milan nel silenzio pare smarrito esattamente come con la Lazio, dopo quindici minuti gli uomini in nero fanno il loro ingresso al consueto canto: "Cardinale devi vendere, vattene, vattene", e a fine primo tempo subissano la squadra di fischi. Per il risultato, ma non solo: come con la Lazio, come anche a Lecce, c’è sempre quella sensazione che il peggio debba ancora arrivare. Nella ripresa, le evoluzioni del match mitigano i toni. Non ci sono singoli giocatori nel mirino, Theo Hernandez, “beccato“ contro i capitolini, lascia il campo lontano dai riflettori nell’intervallo. Tijjani Reijnders fa finta di nulla al fischio finale: "L’energia che danno i tifosi è stata determinante". Ma qualcosa accade dopo il fischio finale, ed è questa la vera notizia. La squadra staziona a lungo a metà campo ottenuto il successo. Quindi prende la direzione degli spogliatoi. La Sud non gradisce, fischia con violenza, richiama ancora al nome di Gerry Cardinale. La rottura è piena, forte, passa inosservata nelle narrazioni del dopogara, ma è la realtà. Spacca in due l’anima del milanismo. Di quello non c’è traccia neanche con il ritorno alla seconda vittoria in fila.

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