Sono in tanti col cellulare in mano che aspettano una chiamata. Per molti di loro la stagione non inizierà ad agosto. Schede tecniche, programmi d’allenamento, fischietto e accappatoio sono già nel borsone chiuso però nell’armadio, con la speranza di acchiappare al volo la prima opportunità. Parliamo dell’esercito di allenatori senza panchina, volti noti e meno noti del pallone lombardo, che per svariati motivi sono ancora a spasso. Tecnici bravi, preparati, ambiziosi. Alcuni esperti, altri più giovani, “sedotti e abbandonati“ nelle scorse settimane. Sono centinaia (compresi i tesserati in attesa di abilitazione), non mancano quelli che si aggirano disorientati negli hotel milanesi accompagnati da intermediari e spacciatori di illusioni, C’è chi è reduce da annate strepitose, chi invece cerca la stagione del riscatto, c’è pure chi si è slacciato la cravatta del dirigente per tornare ad assaporare da vicino l’odore dell’erba. Per tutti col passare dei giorni l’attesa diventa snervante soprattutto dopo gli abboccamenti di giugno, senza mai concretizzare. Perché a certe categorie spesso l’epilogo è simile: "Sei bravo e meriti una panchina, ma devi portare un contributo alla società". E’ quella la fine del sogno. Un calcio alla meritocrazia e ai valori dello sport.
G.M.