
Arnautovic, protagonista con l'Inter, avanza nelle gerarchie di Inzaghi. Il sogno triplete si fa sempre più concreto.
Le scorribande di Simone Inzaghi a bordo campo sono diventate oggetto di dibattito social già settimana scorsa. Nello sbracciarsi per dispensare indicazioni e sostegno ai suoi, il tecnico dell’Inter finisce spesso fuori dalla zona tratteggiata. Gli è successo anche col Cagliari, ma aveva una giustificazione. A pochi metri dalla sua panchina, a metà primo tempo, era finito Marko Arnautovic, subito dopo aver pennellato un assist chirurgico per il raddoppio di Lautaro Martinez. Un tocco di prima che ha spalancato la porta al capitano, un gesto che meritava un caloroso abbraccio, a cui Thuram ha aggiunto una fila di “amorevoli“ calcioni sul fondo schiena.
Inzaghi è stato il tecnico che ha suggerito l’acquisto dell’austriaco dopo la rottura con Lukaku due estati fa. Già lo scorso anno ha concesso diverse chance al centravanti, tormentato dagli infortuni e da qualche occasione mancata di troppo. Poteva essere la chiusura anticipata della seconda avventura interista, se non fosse che Arnautovic voleva fortemente rispettare l’ultimo anno di contratto e magari riscattare una stagione positiva per l’Inter (vedi lo scudetto), meno per lui. Ci sta riuscendo alla grande. Nelle flessibili gerarchie dell’allenatore, l’austriaco seguiva ad inizio stagione i titolari Thuram e Lautaro, ma anche la prima alternativa Taremi. Giusto Correa, escluso dalla lista Champions, partiva alle sue spalle. Adesso i numeri, nonché le scelte del tecnico, lo hanno fatto avanzare di uno slot. Non tanto nella prima parte di stagione, quanto nella seconda, con punti pesanti in palio raggranellati in campionato spesso con l’apporto decisivo di Arnautovic. La prova col Cagliari ne segue altre finite con gli applausi di San Siro all’uscita dal campo. Gol alla Fiorentina (il 2-1 definitivo), al Monza, all’Udinese (ne aveva siglato un altro ai friulani in Coppa Italia dove ha punito anche la Lazio con una rete tra le più belle della stagione). Le sei segnature sono arrivate tutte nelle uniche partite giocate da titolare quest’anno.
Più si va avanti senza uscire dalle tre competizioni e più la parola “triplete“diventa centrale nei discorsi inerenti i nerazzurri. Arnautovic è l’unico reduce del 2010, quando l’Inter ci riuscì davvero. "Ma allora feci il tifoso", ha detto spesso l’austriaco per sottolineare il suo scarso apporto alla causa. Quindici anni dopo può bissare l’impresa con un ruolo ben più centrale nella narrazione. Difficile cambi qualcosa ai fini contrattuali: il 19 aprile compirà 36 anni e Oaktree segue una linea verde che non dovrebbe comprendere la sua presenza il prossimo anno. Nella storia dell’Inter, però, ci entrerebbe di diritto a prescindere dal rinnovo.
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