MATTIA TODISCO
Sport

Sogno Triplete. Zoccolo duro e cabala. L’Inter insegue Mou

Il ritorno dalla sosta per le nazionali darà l’avvio al rush finale della stagione. Alle porte della primavera, l’Inter arriva...

Simone Inzaghi, tecnico dell’Inter, è campione d’Italia in carica grazie allo scudetto conquistato alla sua terza stagione coi nerazzurri

Simone Inzaghi, tecnico dell’Inter, è campione d’Italia in carica grazie allo scudetto conquistato alla sua terza stagione coi nerazzurri

Il ritorno dalla sosta per le nazionali darà l’avvio al rush finale della stagione. Alle porte della primavera, l’Inter arriva con tre fronti ancora aperti. A Inzaghi era accaduto due anni fa, ma in campionato l’obiettivo era quello minimo: chiudere tra le prime quattro per garantirsi la presenza nella successiva Champions. Stavolta i nerazzurri guardano tutti dall’alto in A, sono ai quarti di finale nella massima competizione europea e in semifinale di Coppa Italia. Sognano un bis di quella storica tripletta stampata nel 2010.

Ci sono delle differenze rispetto alla squadra che fece l’impresa quindici anni fa. La rosa in mano a José Mourinho era, nei suoi uomini chiave, nella fascia d’età giusta per la piena maturità e aveva alle spalle quattro campionati di fila vinti, più diversi altri trofei. Capitan Zanetti era alla soglia dei 37 anni, ma gli altri erano più indietro: quasi 31 Milito e Julio Cesar, arrivavano a 32 Lucio e Samuel, ne aveva 30 Chivu, stava per compierli Cambiasso. Eto’o era a 29, ma con tre Champions già in bacheca. Nell’Inter di oggi Bastoni, Barella e Lautaro vantano due Scudetti (e successi importanti in nazionale), la maggior parte dei presenti ad Appiano ne conta uno. Fa eccezione Pavard, che ha vinto di tutto e di più al di fuori dei confini tricolori (nonché con la Francia). Un’altra differenza sta nel timoniere in panchina. Inzaghi sta ottenendo grandi elogi a livello internazionale per il gioco espresso dall’Inter, nella finale del 2023 avrebbe probabilmente meritato maggior fortuna contro il Manchester City. Ma non ha alzato la Coppa, suo malgrado, mentre Mourinho già sapeva come si arriva in cima in quella “competizione dei dettagli“ (definizione proprio del portoghese) e sempre con il Porto aveva vinto anche l’Europa League. L’ultima differenza è che Mou affrontò il rettilineo finale con una squadra in piena forma, mentre Inzaghi sta combattendo con gli infortuni. Oggi svolgeranno gli esami Dumfries e Lautaro, per un po’ non ci sarà Zielinski. I vari De Vrij, Zalewski, Darmian e Dimarco dovrebbero tornare contro l’Udinese, ma ci sarà da lavorare sulla condizione.

Non mancano, però, una serie di analogie. Come nel 2010, anche oggi l’Inter è passata attraverso le critiche per alcune cadute che hanno tenuto in vita la concorrenza (allora la Roma riuscì anche a sorpassare i nerazzurri prima di cadere in casa contro la Sampdoria). Fondamentale fu la gestione degli uomini, in cui Inzaghi ha già dimostrato di essere più che capace. L’altro punto di forza in comune è che le due squadre hanno un blocco riconosciuto che sostiene il gruppo da anni. Allora era quello argentino, stavolta è quello “misto“ tra diversi italiani, più senatori come De Vrij, Dumfries, Calhanoglu, Mkhitaryan. In ultimo, per gli amanti della cabala: anche allora arrivò una sconfitta in Supercoppa Italiana, contro la Lazio, e ci fu l’incrocio in Champions col Bayern (ma in finale e non nei quarti). Dovesse arrivare la qualificazione, è altamente probabile che ci sia il Barcellona in semifinale. Proprio come nel 2010.

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