Mola
La parola d’ordine è: "Niente processi". Ma pure: "Evitare alibi". Quindi, analizzare le ragioni del black-out, certo. Ma poi dimenticare velocemente, riaccendere la luce e ripartire. Anche per questo il “day after“ dei campioni d’Italia è scivolato silenzioso. La serata negativa di Firenze è servita come lezione, è un chiaro campanello d’allarme da non sottovalutare e conferma quanto siano indigesti all’Inter i “recuperi“. La prima frenata a metà gennaio col Bologna a San Siro (pareggio sofferto), poi il fragoroso tonfo giovedì sera a Firenze con una sconfitta dalle dimensioni enormi: mai nella gestione Inzaghi i nerazzurri avevano perso con tre gol di scarto (l’ultima volta era accaduto nel 2019, c’era Luciano Spalletti in panchina).
Non si sa come sia successo, ma è successo. Non perdeva, l’INter, dal derby d’andata (22 settembre). Inzaghi poteva ruotare la rosa: e, difatti, un po’ l’ha ruotata. Il paradosso è che tutto questo sia successo nella serata in cui Lautaro e soci potevano azzannare il campionato e agganciare il Napoli in vetta; e invece, alla vigilia della “rivincita“ contro i viola (lunedì il posticipo) ci si chiede cosa possa aver portato alla seconda sconfitta in campionato. Stanchezza, certo. Ma anche confusione tattica mentale, scarsa pericolosità in avanti, fragilità in difesa. E turnover che non ha inciso. Mai si erano visti tanti aspetti negativi tutti insieme.
In realtà c’è una statistica che deve far riflettere e inchioda la squadra di Inzaghi: contro le prime otto del campionato in otto partite l’Inter ha ottenuto appena 10 punti. Ovvero 2 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte. Insomma, almeno in questa stagione i nerazzurri sembrano essere allergici ai “big match“, e considerato che presto ci saranno le trasferte in casa della Juventus e del Napoli il dato non può passare inosservato. Come la pochezza mostrata in avanti contro la Fiorentina. De Gea mai impegnato. Se non da Dimarco, da una cinquantina di metri. E testimone di un unico brivido agli sgoccioli (Arnautovic). Botta pesantissima. Inattesa e strameritata. Forse già metabolizzata. Fra quarantotto ore sapremo.
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