LUCA MIGNANI
Sport

Tutti contro Ibrahimovic. Dalle sparate pubbliche alle mosse da dirigente. Nubi sul “boss“ del Milan

Pato lo smentisce sul passato e Leonardo evita di commentare il suo operato. La lista dei critici è in continuo aggiornamento e il campo per ora non aiuta. Dalla gestione del gruppo squadra al rapporto con Fonseca serve una svolta.

Pato lo smentisce sul passato e Leonardo evita di commentare il suo operato. La lista dei critici è in continuo aggiornamento e il campo per ora non aiuta. Dalla gestione del gruppo squadra al rapporto con Fonseca serve una svolta.

Pato lo smentisce sul passato e Leonardo evita di commentare il suo operato. La lista dei critici è in continuo aggiornamento e il campo per ora non aiuta. Dalla gestione del gruppo squadra al rapporto con Fonseca serve una svolta.

Due indizi non fanno una prova. Quattro, però, almeno qualche dubbio, forse, lo faranno sorgere a Zlatan Ibrahimovic. Soprattutto se a parlare sono un ex (suo) dirigente, Leonardo, un ex (suo) allenatore, Fabio Capello, e pure un ex compagno di squadra, Alexandre Pato, oltre a un ex calciatore del Milan, Zvonmir Boban. Al centro del tutto, come il senior advisor di RedBird si mostra all’esterno, ma soprattutto il ruolo che ha all’interno della società. "Io sono il boss e tutti lavorano per me. Anche Boban non ha capito: sono il boss", aveva “chiarito“ lo svedese, col sorriso sulle labbra. La risposta non si era fatta attendere: "Nessuno l’ha capito per la verità, spero che l’abbia capito tu, perché nessuno ha capito né competenze, né responsabilità. E neanche dove arriva la tua direzione, la parte tecnica, se scegli i giocatori e l’allenatore". Passato: è passato quasi un mese. Ma Capello non gliel’aveva fatta passare: "Ho sentito il boss in tv, dice di comandare lui? Quindi ha qualche responsabilità anche lui... A destra hai problemi e cedi Kalulu. Manca un leader alla Tonali? Ma certo. E aggiungo: del centrocampo che ha portato lo scudetto, praticamente non c’è più nessuno. Una base vincente va rinforzata".

Allora c’erano anche Theo Hernandez e Rafa Leao. Ci sono ancora, ma per ora alternano grandi giocate a grandi scivoloni: dal segno di tacere rivolto ai tifosi al Tardini dal portighese dopo un assist, all’espulsione per proteste con la fascia al braccio al Franchi del francese, passando per l’isolamento di entrambi durante il cooling break all’Olimpico. Recentemente, don Fabio ha comunque aggiunto: "Ibra ha il potenziale per fare il dirigente. Dobbiamo, però, dargli il tempo per capire". Recentemente, tuttavia, altre “frecciate“ sono state lanciate. Quella ironica e probabilmente involontaria di Pato che, di fatto, ha smentito Ibra. La versione del brasiliano sulla lite in allenamento con Oniewu: "Zlatan ha provato a prenderlo per il colletto, lo ha afferrato per buttarlo giù. E Oguchi cosa ha fatto? Ha afferrato Ibra e “sbam“, lo ha buttato giù. Semplice, come farlo con un bicchiere d’acqua. Gli è saltato sopra, l’ha bloccato e ha alzato il braccio". La versione dello svedese: "Lui ha iniziato a pregare Dio con le lacrime agli occhi, facendosi il segno della croce. Sono diventato ancora più furioso. L’intervento di Allegri non è servito a niente, l’ho semplicemente tolto di mezzo e sono corso di nuovo verso Oguchi. Mi hanno fermato i compagni, credo sia stata una buona cosa". Passato, anche in questo caso. Quisquiglie.

Meno leggera la frase di Leonardo: "Cosa ne penso di Ibra dirigente? Bella domanda, diciamo che non rispondo". E giù un altro sorrisino. Di sorrisino in sorrisino, di critica in critica. Anche sul rapporto con Fonseca. Dal giorno dell’arrivo del tecnico all’aeroporto, con Zlatan in vacanza. All’assenza di Ibra contro la Lazio e nel seguente (difficile) periodo di sosta. Dal ping pong "mercato chiuso per me" e "no, l’allenatore fa l’allenatore, la società fa il resto. Il mercato chiude quando lo dico io". Ai colloqui con la squadra da parte del dirigente in assenza del tecnico. Ora, la sosta che il popolo rossonero si augura porti consiglio. Anche perché, tra le magagne, si sono visti sprazzi, anche notevoli, del "Milan vincente" che hanno in mente allenatore e società, sul campo. Fuori, molte critiche. A tal proposito, la linea Ibra sarà con ogni probabilità quella di sempre: "Non mi interessano le cose contro di me, ci ho convissuto quando ero giocatore. Anzi: mi caricano". Non solo critiche, peraltro. Così Galliani: "Ibra è forte in tutte le cose che fa. Lo è e lo sarà anche da dirigente". Tra presente e futuro, la grande differenza nell’urgenza dell’oggi. Oggi che il Milan, numeri alla mano, ha la peggior media punti dell’ultimo decennio tra campionato e Champions.

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