MATTIA TODISCO
Sport

Un classico a stelle e strisce. Poker Usa nella Scala del Calcio

Pulisic e Weah sicuri titolari per sabato mentre Musah e McKennie aspettano una possibile occasione

Un classico a stelle e strisce. Poker Usa nella Scala del Calcio

Pulisic e Weah sicuri titolari per sabato mentre Musah e McKennie aspettano una possibile occasione

Partiamo da un dato: c’erano più giocatori di Milan e Juventus in campo nell’ultima Stati uniti-Giamaica, che non a San Siro per Italia-Francia di domenica scorsa. Erano tutti nella nazionale Usa, Pulisic e Musah dai rossoneri, McKennie e Weah da Torino. Titolari, certi del posto. Giocatori affermati nell’Europa che ancora fa da riferimento al di là dell’oceano (in Sud come in Nord America) per tentare un salto di qualità e misurarsi con i più forti. Fino a qualche anno fa sarebbe stato difficile pensare di avere quattro statunitensi in un Milan-Juventus e anche averne soltanto tre per Italia-Francia (Cambiaso, Locatelli e Maignan). Non si fosse infortunato Theo Hernandez sarebbe stato al massimo un pareggio.

Nel calcio sempre più globalizzato, però, il poker di giocatori a disposizione di Pochettino non solo sarà in distinta, ma sarà per la quasi totalità negli undici di partenza. Farà eccezione, salvo sorprese, il milanista Musah. Difficile pensare che possano restare fuori Pulisic e Weah (entrambi a segno contro i giamaicani), mentre McKennie dovrà giocarsi il posto anche a seconda di come Motta deciderà di ridisegnare la squadra per l’assenza di Vlahovic in attacco.

Il Diavolo, che ieri si è allenato ancora a ranghi ridotti in seduta mista con Milan Futuro (presente anche Maximilian Ibrahimovic davanti a papà Zlatan), porterà nella sfida i colori a stelle e strisce anche per la proprietà. Milano è diventata un feudo statunitense, grazie a RedBird e a Oaktree, che in primavera si è presa l’Inter. Quella che poteva sembrare un’operazione di marketing è stata in realtà un’aggiunta tecnicamente determinante. Pulisic si è messo alle spalle i guai fisici che lo hanno frenato al Chelsea e già lo scorso anno è stato fondamentale con 15 gol e 11 tra assist, rigori o autogol procurati. Quest’anno ha ripreso a marciare: 7 + 5 nelle medesime statistiche e siamo ancora a fine novembre. In patria ha fatto parlare di sé anche per aver esultato contro la Giamaica con la “Trump Dance“, tanto che ha dovuto specificare come non ci fosse alcun messaggio politico. "La facevano tutti in Nfl, è solo un balletto che mi piace", si è giustificato il rossonero.

Dalla parte opposta Timothy Weah ha avuto bisogno di una stagione di transizione, la prima per lui in un campionato nuovo. Un anno e mezzo fa destò ottime impressioni in pre-stagione, ma non mantenne le aspettative. Il passaggio da Allegri a Motta lo ha avvicinato alla porta e Weah ha risposto. Aveva segnato solo una volta l’anno scorso, lo ha già fatto quattro volte da agosto in poi. Anche per questo potrebbe essere lui a giocare da punta centrale a San Siro.

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