Ikea, la mamma licenziata sta male. Il legale: "Faremo ricorso" / VIDEO

I giudici hanno dato ragione all'azienda svedese che ha licenziato la donna perché non rispettava i turni per accudire il figlio disabile

Marica Ricutti

Corsico (Milano), 4 aprile 2018 - "Stiamo già preparando l'opposizione a questo provvedimento che non considera che la lavoratrice aveva una situazione di difficoltà: l'ordinanza tralascia alcuni aspetti oggettivi nel gestire una situazione familiare complicata". Così Maurizio Borali, legale di Marica Ricutti, la mamma 39enne single licenziata da Ikea a perché non rispettava i turni per accompagnare il figlio disabile alle terapie. Il rito processuale "prevede che sia lo stesso giudice a valutare il ricorso. Speriamo di convincerlo" ha annunciato l'avvocato, ma "abbiamo già messo in conto che sarà la corte d'Appello a valutare la vicenda". Il legale ha spiegato che in sede di Appello spera siano valutati "alcuni elementi e circostanze di fatto che non sono state considerate in questa fase". Secondo Borali inoltre anche i testimoni sentiti hanno fornito solo una visione parziale: "Sono stati sentiti solo i responsabili di Marica, e anche una collega sindacalista della cui testimonianza però non c'è traccia nell"ordinanza". 

"Abbiamo sentito Marica, che non sta bene perché non si aspettava questa sentenza, ma è determinata e convinta nel proseguire la sua battaglia e rivendicare il suo diritto al posto di lavoro". Lo ha reso noto Marco Beretta, segretario generale della Filcams-Cgil, che ha aggiunto: "I colleghi hanno dimostrato solidarietà a Marica scioperando, nonostante il tentativo dell'azienda di far passare la lavoratrice come una lavativa e un'assenteista. Siamo sbalorditi  rispetto all'esito di una sentenza che rispettiamo ma non condividiamo. Riteniamo che il licenziamento sia illegittimo e andremo avanti nella battaglia legale. I problemi di Marica non sono stati tenuti in considerazione. Gli interessi di una ricca multinazionale vengono anteposti a quelli di una lavoratrice che per 18 anni è stata dipendente di Ikea. Non si parla mai in questo Paese di discriminazione di genere, ma i fatti dimostrano il contrario: l'Italia - ha concluso Beretta - è il primo paese per il tasso di dimissioni dopo il primo figlio".