Milano, 17 giugno 2014 - È incredula. Lei, completamente estranea alla tragedia nella quale è stata catapultata. Solo per essere stato l’oggetto passivo del desiderio di un uomo, Carlo Lissi, suo compagno di lavoro nella multinazionale olandese di Assago (Milano) che si occupa di sviluppo e consulenza informatica. F. ha una trentina d’anni e una storia consolidata con il fidanzato. «Aveva incominciato — ha raccontato ai carabinieri — un paio di mesi fa. Prima molto complimentoso, poi è passato a delle avances più esplicite. Io non gli ho mai dato speranze. Sono fidanzata. Con il mio ragazzo abbiamo comprato casa a settembre per andare a vivere insieme».
Lavora ad Assago da alcuni mesi. «Era pazzo di me, cosa potevo fare?», chiede agli investigatori dell’Arma. Lissi la colmava di complimenti, la tallonava, le stava incollato. A differenza degli amici di Motta Visconti, aveva confidato la sua passione a molti colleghi. Negli ultimi tempi il corteggiamento si era fatto più pressante, più stringente. Senza mai assumere atteggiamenti aggressivi, Lissi non perdeva occasione per ribadire alla collega la sua passione amorosa. La donna è esplicita: non ci pensa nemmeno a mettersi con lui, a intecciare una storia. Lo fa senza offendere il collega nella sua vanità virile, senza alzate di toni, ma con chiarezza, con fermezza. Per tutti sarebbe inequivocabile. Non per Carlo Lissi, infatuato al punto da smarrire la lucidità.
È forse dopo avere ricevuto dalla ragazza l’ultima ripulsa, quella che dovrebbe essere definitiva, che l’uomo inizia a pensare che sia la famiglia a essere d’ostacolo alla storia che vorrebbe iniziare con la collega. Forse. Il dubbio è doveroso perché con ogni probabilità neppure il tecnico informatico di Motta Visconti potrebbe dire quali sono stati in questi mesi i rovelli della sua mente. Per la giovane donna il discorso è invece chiuso, tanto che non ritiene di segnalare alla dirigenza dell’azienda le attenzioni che gli rivolge il collega. Discorso chiuso. Ma non per Carlo Lissi, che sabato sera massacra la moglie senza che fra i due sia scoccata la scintilla di un litigio. Anzi, dopo un ultimo atto d’amore.
A Motta Visconti adesso dicono che forse Maria Cristina sapeva della infatuazione del marito per la collega e parlano di un tacito patto: niente scandali. Cristina, donna di principi, impegnata nella parrocchia e nelle attività dell’oratorio, non lo avrebbe tollerato. Poi, chissà, con il tempo, sarebbe avvenuto un cambiamento, come già in passato. Voci. Sussurri. In una piccola comunità ferita.
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