Sumirago, 11 maggio 2013 - Sembra un piano macabro se si raggruppano le coincidenze nella scomparsa a Los Roques dei due voli, il primo con otto italiani a bordo, il secondo con quattro, tra cui Vittorio Missoni. Il giorno dopo la morte del patriarca che da Sumirago ha lottato come una tigre per sapere cosa fosse successo al figlio, da Caracas arriva in sordina la voce che un certo Tony, incaricato aeroportuale a Maiquetia (da dove partono e tornano i voli per l’arcipelago di Los Roques), avrebbe cambiato il giorno prima il bimotore assegnato a Missoni per rientrare da Los Roques a Caracas attribuendo quel Britten Norman Islander YV2016 scomparso dai radar pochi minuti dopo il decollo. Lo stesso Tony avrebbe assegnato il 4 gennaio del 2008 il volo del Transaven YV2081 a un copilota diverso. Pochi minuti prima di giungere a Los Roques, il Transaven annunciò ammaraggio, e giorni dopo venne ritrovato a 200 chilometri di distanza il corpo di quel copilota che su quel volo non doveva esserci: Osmer Avila Otamendi.
La morte fa aprire bocche che sembravano cucite. Quella di Chavez, avvenuta il 6 di marzo, e quella di Ottavio Missoni, annunciata l’altro giorno anche sui giornali venezuelani, hanno riaperto il libro nero del «diabolico piano» che comprende anche la rottura del sonar della nave statunitense a due giorni dall’inizio lavori per il recupero dei due aerei e perciò la sospensione forzata di ricerche che avevano faticato già parecchio ad avviarsi.
La sfortuna del copilota venezuelano Juan Carlos Ferrer, scomparso insieme a Vittorio Missoni, Maurizia Castiglioni, Elda Scalvenzi e Guido Foresti, la racconta la giovane moglie: «Eravamo tornanti dalle vacanze il 3 gennaio, di pomeriggio. Il 5 gennaio Juan Carlos sarebbe dovuto andare in ufficio a verificare il piano dei voli assegnati e invece il 3 sera è arrivata la chiamata per andare a prendere dei viaggiatori a Los Roques la mattina dopo». Il capitano Hernan Marchan invece doveva andare in vacanza all’isola Margarita il 5 gennaio. Per lui quello doveva essere l’ultimo volo. E così è stato.
La famiglia Missoni, così come quelle degli altri italiani scomparsi sulla rotta di Los Roques, ha sperato che quei bimotori che non hanno lasciato traccia (sul mare non c’erano chiazze di benzina o di olio né nel primo né nel secondo caso di presunto inabissamento) fossero stati dirottati. Nel caso del Transaven ci si era messo anche il giallo della trascrizione radio del pilota con la torre di controllo di Maiquetia che dichiarava 18 passeggeri a bordo (anziché 14). Il giallo di Missoni si è invece intricato con il ritrovamento delle borse, lo scorso febbraio, appartenute a lui e alla moglie (c’era il cartellino) nella vicina isola di Bonaire. Come sono arrivate lì? Quando? E perché erano vuote?
Due le teorie: o il bimotore si è inabissato in un luogo diverso da quello supposto oppure qualcuno ha lasciato le borse sull’isola confinante per evitare che si indaghi su altro e si continui a sostenere, come fa il magistrato Morales, l’ipotesi dell’incidente aereo.
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