
Nel carcere di Busto Arsizio sono ospitati il doppio dei detenuti previsti sulla carta (immagine di repertorio)
Busto Arsizio (Varese), 21 aprile 2025 – Un altro agente di polizia penitenziaria ferito, un altro caso di aggressione all’interno del carcere. È successo la domenica di Pasqua intorno a mezzogiorno, e a denunciarlo sono stati ancora una volta i sindacati, che monitorano costantemente quel che succede all’interno delle sovraffollate strutture penitenziarie italiane. Questa volta è successo a Busto Arsizio, dove un agente di polizia è stato aggredito da un detenuto durante la cosiddetta “battitura”, operazione di routine nel corso della quale gli agenti, di solito in coppia, visitano le celle e “battono” sulle parti metalliche in particolare dei letti per verificare che non siano state smontate o manomesse per poi farne un uso improprio o pericoloso.
“L’agente è entrato per la consueta operazione ed è stato aggredito da questo giovane detenuto italiano – racconta Giovanni Savignano del sindacato Fns Cisl – che l’ha preso per il collo e l’ha sbattuto contro l’inferriata della finestra. È dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso, e per lui è stata stilata una prognosi di dieci giorni. Il motivo dell’aggressione? Il detenuto semplicemente non voleva essere disturbato...”.

L’aggressione
"Durante quest’operazione di battitura – denuncia il segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria) Donato Capece – un poliziotto è stato aggredito, e solo grazie all’ausilio di altro personale si è evitato il peggio. Il collega purtroppo è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso del nosocomio cittadino ove è stato dimesso con una prognosi di dieci giorni”. “Oramai è sempre la solita storia e alla fine a rimetterci è sempre il personale della Penitenziaria, che nonostante tutto continua a lavorare con spirito di sacrificio e abnegazione”.
La denuncia del sindacato
Da anni il Sappe denuncia “la necessità di espellere i detenuti stranieri dall’Italia, detenuti che sono oggi quasi 20mila a fronte delle oltre 62mila presenze, e che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto: anche l’aver tolto le sentinelle della Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi antintrusione e anti-scavalcamento sono priorità assolute, eppure, la politica se n’è completamente fregata”.

Il doppio dei detenuti
Il carcere bustocco, è risaputo, è fra i più sovraffollati della Lombardia e d’Italia. Secondo l’ultimo dato disponibile aggiornato, risalente all’estate scorsa, a Busto Arsizio sono reclusi 440 detenuti a fronte di 280 posti. “Un dato drammaticamente allarmante”, così era stato definito dal presidente della Camera penale di Busto Arsizio Samuele Genoni.
Il precedente di Como
A Como, venerdì 18 aprile, si era verificato un episodio ancora più grave. Un gruppo di detenuti albanesi aveva tentato, approfittando dell’uscita dalle celle per raggiungere le attività previste dalla programmazione carceraria, di raggiungere un altro gruppo di detenuti maghrebini. La spedizione punitiva a colpi di spranghe era stata contenuta e fermata grazie all’intervento degli agenti di polizia, quattro dei quali erano tuttavia rimasti seriamente feriti nel parapiglia che era seguito. Erano dovuti arrivare anche dei rinforzi da Milano. Per loro prognosi variabili fra i 4 e i 7 giorni.