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Salgono a 14 i casi di presunti abusi su giovanissime pallavosiste
Varese, 28 febbraio 2025 - Il coach resta in silenzio, almeno per ora, mentre il numero delle presunte vittime sale a 14: si è avvalso della facoltà di non rispondere l'allenatore del settore giovanile di una società di volley femminile arrestato martedì scorso dai carabinieri di Varese con l'accusa di violenza sessuale su minore. Il 53enne, assistito dall'avvocato Fabrizio Piarulli, è stato sentito oggi in carcere a Varese, dal gip Marcello Buffa che ha convalidato l'arresto. L'allenatore resta in cella, il difensore infatti non ha chiesto per il momento misure di custodia alternative e meno afflittive.
E' possibile che nelle prossime settimane il 53enne possa chiedere di essere interrogato dal pm. Sale, nel frattempo, cresce il numero delle presunte vittime: ora sono 14 le ragazze, tra i 13 e i 16 anni, che compaiono nei video registrati dalle telecamere nascoste dai carabinieri e oggetto di molestie. Gli episodi contestati all'uomo sono in tutto 39.
La terribile accusa
Secondo le accuse avrebbe molestate le ragazzzine negli spogliatoi al termine degli allenamenti. E almeno in un caso gli abusi si sono consumati sull'auto dell'uomo, che si era offerto di riaccompagnare a casa una delle sue giocatrici. Sono tutte ragazzine, aspiranti pallavoliste o semplici appassionate tra i 13 e i 16 anni, che alla fine hanno confermato le accuse nei confronti del coach. L’allenatore, 53 anni, padre di famiglia e residente nel varesotto, nella società finita al centro delle indagini seguiva le squadre giovanili da più di due anni.
La prima denuncia
Gli approfondimenti degli inquirenti sono iniziati nel novembre scorso quando una delle ragazze ha scoperchiato il vaso di pandora. La ragazzina ha raccontato alla madre di quegli abusi subiti negli spogliatoi, nei magazzini dove viene stipato il materiale usato in allenamento una volta terminato il gioco e anche sull'auto del 53enne, quando si era offerto di riaccompagnarla a casa. La madre della giovane, una volta ascoltato il racconto della figlia, non ha perso un istante e ha accompagnato la ragazzina a presentare la denuncia. Era il novembre del 2024.
L'indagine
A quel punto è iniziata la fase più delicata, quella dell'indagine gestita dai carabinieri. I militari dell'Arma hanno infatti dovuto coniugare le esigenze investigative con la necessità di informare i genitori delle vittime di quanto stava accadendo nella palestra frequentata dalle loro figlie, assicurandosi che nulla venisse però rivelato.
Il “patto” con i genitori
Mentre gli inquirenti mettevano telecamere nascoste negli ambienti dove il 53enne allungava le mani sulle ragazze, madri e padri delle ragazzine, mostrando una calma che molto probabilmente erano ben lontani dal provare, si sono presentati agli allenamenti e alle partite come spettatori orgogliosi delle gesta sportive delle ragazze, recuperandole per accompagnarle a casa al termine della sessione in modo che nessuna restasse mai sola con il coach.
Il piano tra investigatori e genitori ha funzionato perfettamente e le telecamere hanno fatto il resto, riprendendo le molestie e facendo scattare le manette.