REDAZIONE VARESE

Omicidio Andrea Bossi, la mamma del ragazzo ucciso a Cairate a La Vita in Diretta: “Attendiamo tutte le prove”

La madre del 26enne parla pubblicamente per la prima volta. In carcere due giovanissimi con la più pesante della accuse

L'immagine trasmessa da "La vita in diretta" con una foto di Andrea Bossi e la mamma

La mamma di Andrea Bossi, il ventiseienne di Cairate (Varese) ucciso lo scorso 26 gennaio, ha parlato pubblicamente per la prima volta. Lo ha fatto alla Vita in Diretta, il programma condotto da Alberto Matano su Rai 1. “Non devo dire più niente di mio figlio, perché ogni parola sarebbe stupida e inutile in un momento del genere - ha dichiarato la donna - Vogliamo soltanto il nostro dolore, fin quando non si capisce qualcosa di concreto. Dire che cos’è Andrea per me è una cosa stupida - ha ribadito - chi ha conosciuto mio figlio sa com'era. Con anche magari delle pecche, era un ragazzo di ventisei anni, magari anche con dei problemini, tutto quello che vuoi. Ma chi l'ha conosciuto sa com'era".

Due giovanissimi sono stati arrestati per l’omicidio: Michael Caglioni, 20 anni, e Douglas Carolo, 21.  "Dire qualcosa sulle altre famiglie? Non me la sento - ha aggiunto - io non so se la giustizia quando riusciamo ad andare a processo... anche perché su queste cose qui noi non sappiamo ancora niente. Quindi noi stiamo ad attendere che si concludano tutte le prove per poi verificare come si evolve la cosa" ha concluso.

Dieci giorni fa i due ragazzi sono stati interrogati al Tribunale a Busto Arsizio dal gip Anna Giorgetti alla presenza del pm Francesca Parola che ha coordinato le indagini. Se Caglioni ha parlato per oltre tre ore, Carolo, che ai difensori aveva detto di non aver ucciso nessuno e di essersi trovato addirittura altrove al momento dell'omicidio, è rimasto in silenzio. Caglioni potrebbe aver confermato quanto già detto ai carabinieri dopo l'arresto. Ovvero che era presente al momento del fatto, ma che non sapeva cosa stesse per accadere. Non sapeva che la serata potesse finire in aggressioni o rapine. Il silenzio di Carolo, al contrario, era da imputarsi secondo i legali a un “forte stato confusionale e di smarrimento”.  I due si trovano in carcere.