REDAZIONE VARESE

Busto, chiusa un’azienda tessile se ne fa un’altra. Illegale: blitz nell’opificio cinese appena aperto

Il laboratorio irregolare era sorto da appena 4 mesi nello stesso posto del precedente, non più operativo e con ingenti debiti verso il Fisco. A guidarlo un ex dipendente

Perquisizione della Guardia di finanza (foto di repertorio)

Perquisizione della Guardia di finanza (foto di repertorio)

Busto Arsizio (Varese) – Tutto irregolare, dai bagni fatiscenti ai prodotti tessili ammassati e alle misure di sicurezza inesistenti, in un laboratorio produttivo cinese ispezionato e chiuso dalla Guardia di finanza di Varese, in collaborazione con l'Ispettorato territoriale del lavoro.

Si tratta di una ditta individuale di recente costituzione, riconducibile a un cittadino cinese, un opificio privo delle basilari misure igienico-sanitarie, tanto che è stata fatta richiesta di cessazione d'ufficio della partita Iva presso l'Agenzia delle Entrate. I finanzieri di Busto Arsizio, attraverso un'analisi trasversale delle banche dati fiscali e di polizia, hanno avviato un controllo sull'impresa, attiva da soli quattro mesi nel settore della lavorazione e confezionamento di abbigliamento.

Le indagini hanno rivelato che il titolare della ditta era stato dipendente di un'altra azienda, anch'essa riconducibile a un cittadino cinese e operante nello stesso indirizzo. Quest'ultima, resa non operativa, aveva accumulato debiti fiscali per 150mila euro tra il 2018 e il 2023 e risultava coinvolta in operazioni fiscali inesistenti. La nuova impresa, di fatto, secondo quanto riferito dalla Gdf era subentrata alla precedente per eludere il fisco e beneficiare di agevolazioni riservate alle nuove partite Iva.